IN POCHE PAROLE

La rubrica di Carlo Calenda

SONO TORNATI

Populismo sindacale e politico sono tornati e marciano a braccetto. Questo è il vero e unico “campo largo” della sinistra. Poco importa se rappresentano la migliore garanzia di sopravvivenza della destra al Governo. Un esempio? Solo quel fenomeno di Landini poteva riuscire nella mirabile impresa di rilanciare politicamente Salvini.

L’istinto primordiale è più forte di ogni considerazione. Invece di costruire proposte in Parlamento, come accaduto sul salario minimo legale, e “incastrare” il Governo in un confronto di merito, torna la mitologica “piazza contro”, risoluzione di ogni contraddizione e sorgente di tutte le leadership. 

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Cosa conta lavorare su una proposta comune sulla sanità o sulle riforme, quando puoi montare un bel palco e far arrivare qualche migliaio di militanti ad applaudire proclami moralistici, rivendicativi o genericamente pacifisti. Da un mese e mezzo cerchiamo di chiudere su una proposta unitaria sulla sanità. Ma non ci si riesce, perché la Schlein, che per inciso non si disturba mai a presenziare ad una riunione di merito (come accaduto sul salario minimo), deve assecondare non solo i 5S, ma anche Bonelli, Fratoianni e compagnia. 


Stesso dicasi sulle Riforme Istituzionali, dove le nostre sollecitazioni per una proposta comune sono cadute nel nulla. 


Vuoi mettere aderire ad un bello sciopero generale contro la manovra annunciato prima della manovra! Facciamone un appuntamento annuale già calendarizzato. Eppure il Sindacato e la sinistra molto avrebbero da fare su crisi aziendali – innanzitutto Stellantis – e contratti nazionali. Su questi ultimi alla retorica sul “sistema dei contratti più belli del mondo” si oppone la dura realtà di salari stagnanti da trent’anni. 


Ma il terreno della competizione per la leadership politica tra Landini, Schlein e Conte sarà tutto retorico. La realtà non entrerà neanche di striscio. La sinistra così non sarà mai un’alternativa di Governo, perché rappresenta un populismo uguale e contrario a quello della destra, ma molto meno vicino alla composizione demografica e alle sensibilità economiche e culturali della maggioranza dei cittadini. 


E così a tutti i problemi complessi il trio Landini, Schlein e Conte troverà soluzioni semplici con annessa manifestazione. Più pensioni, più sanità, più desideri eretti a diritti, più stipendi pubblici, più bonus “gratuiti”, più pace per tutti, più green, più accoglienza per tutti..ma anche…tutto il resto. Tutto di tutto. 

Piazza, populismo e slogan. È finalmente nato il “campo largo del populismo italiano”. Con il supporto di Elkann e il sostegno della CGIL. Sarà divertente. Per la destra. L’Italia ha bisogno di altro. Serietà e coerenza. E Azione è la risposta.

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CAMPO LARGO, POLITICA STRETTA

Puntuale come le tasse torna la discussione sul “Campo largo”.

Discussione surreale perché non si è mai manifestato, perché le differenze tra i partiti che dovrebbero comporlo sono abissali – a partire dalla politica estera – e perché non ci sono elezioni politiche.

Non c’è modo migliore per aiutare la destra al Governo, oggi in grande difficoltà, che parlare di alchimie politiche.

Dovere delle opposizioni è invece proporre soluzioni sulle questioni che interessano i cittadini:

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1) salari (non solo il salario minimo;

2) sanità (dove da un mese e mezzo aspettiamo un risposta alla nostra proposta);

3) scuola;

4) PNRR e industria 4.0;

5) una controproposta sulle riforme istituzionali.

Il problema delle piazze è che sono un meccanismo identitario che mobilita i cittadini sempre e solo contro qualcuno e qualcosa. In questo le piazze di destra e di sinistra si equivalgono.

Ma è proprio la riduzione della politica a “voto contro” che ha portato la democrazia italiana a questi livelli di partecipazione.

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CONFLITTI DI (DIS)INTERESSE

Mentre discutiamo di cose che non esistono e non esisteranno – dall’accordo con l’Albania, fantasmagoriche riforme istituzionali – nessuno, dicasi nessuno, dice una parola sulla più grande opera di deindustrializzazione in atto in Italia da parte di Stellantis.

Anche questa settimana abbiamo assistito a vendite su immobiliare.it di stabilimenti e fermi produttivi. Ma la politica di destra e di sinistra ha parlato d’altro.

Volete sapere il perché? per capirlo basta vedere come i giornali del gruppo Gedi – La Stampa e Repubblica – hanno reagito alle nostre prese di posizione sugli Elkann. Oscuramento totale di Azione e del sottoscritto. Berlusconi scansate verrebbe da dire.

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I giornali costano poco. E dunque sono un ottimo mezzo di lobby. Siano cliniche private o fabbriche con quattro spicci puoi ottenere affari o far calare il silenzio sulla fuga dall’Italia del primo gruppo industriale privato.

E i giornalisti? I Comitati di Redazione? I giornalisti oggi sanno che non avranno nessuna possibilità di trovare un altro lavoro visto lo stato di crisi del settore. E dunque rimangono “allineati e coperti”.

Questa situazione sta incidendo seriamente sulla qualità della democrazia. Per questo credo sia tempo di varare un provvedimento che invece di distribuire incentivi a pioggia, sostenga, solo e più incisivamente, gli editori puri, a patto che facciano contratti decenti ai giornalisti.

Non può esistere una politica sana e un giornalismo debole e contaminato dai conflitti di interesse.

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LA COMMISSIONE PARLAMENTARE PER IL “REGOLAMENTO DI CONTI TRA POLITICI”

Azione è stata convintamente all’opposizione del Governo Conte due. La nostra valutazione sull’operato di quell’Esecutivo è in generale estremamente negativa, dal Superbonus alla garanzia per FCA; dal disastro ILVA al pagamento ritardato della Cassa integrazione. Abbiamo criticato nel merito la scarsa capacità di Invitalia sul piano vaccinale e la confusione negli acquisti degli strumenti di protezione (mascherine etc).

Abbiamo però sempre sostenuto le misure prese per contenere il Covid. Non abbiamo mai partecipato allo sconcio balletto della destra tra un NI ai vaccini e slogan folli (“riapriamo tutto” o “via la mascherina”).

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Anche per questo voteremo contro l’istituzione della Commissione d’inchiesta sulla gestione della pandemia.

Questa iniziativa è stata configurata per cercare uno strumentale e spregiudicato regolamento di conti anche da parte di partiti che hanno votato tutti i provvedimenti del Conte due in Consiglio dei Ministri. Servirà solo per ridare fiato ai No Vax e ai mitomani del complotto. A riprova di ciò è da rilevare come sia stato escluso l’operato delle regioni.

È deprimente che questo Paese non riesca a parlare seriamente delle condizioni della sanità ma cerchi solo e soltanto di riaprire polemiche, in questo caso su una stagione che ci ha visto affrontare insieme una sciagura planetaria.

Ci sono stati errori politici e gestionali, che a differenza di chi allora partecipava al Governo e oggi chiede una Commissione d’inchiesta (contro se stessi?!), abbiamo duramente criticato, in Parlamento e in pubblico. Ma la responsabilità sull’istituzione di un Tribunale politico composto da reprobi spregiudicati e sostenitori dei No-mask lo lasciamo volentieri ad altri.

Una cosa è certa: decisamente non ne siamo usciti migliori.

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NEGLI ULTIMI TRENT’ANNI

Negli ultimi trent’anni tutti gli indicatori economici, sociali, culturali sono peggiorati rispetto al trend dei grandi paesi europei.

Negli ultimi trent’anni il numero di cittadini che votano e partecipano alla vita politica si è ridotto drasticamente.

Negli ultimi trent’anni nessuna riforma incisiva è stata varata.

Negli ultimi trent’anni i salari reali italiani hanno perso il 2% contro un aumento superiore al 30% di Francia e Germania.

Negli ultimi trent’anni destra e sinistra si sono estremizzate come in nessun altro paese occidentale.

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Negli ultimi trent’anni l’Italia è riuscita a spendere poco più del 50% dei fondi europei.

Negli ultimi trent’anni tutte le leadership politiche di governo hanno fallito, finendo il mandato con una popolarità più bassa rispetto a quando lo hanno iniziato.

Negli ultimi trent’anni la tassazione complessiva è aumentata.

Negli ultimi trent’anni l’Italia è diventata il terzo paese più ignorante dell’UE e il 24 mo per spesa sanitaria.

Negli ultimi trent’anni il divario tra Nord e Sud è aumentato.

Dopo gli ultimi trent’anni e questi brillanti risultati del bipolarismo, ci troviamo a discutere una riforma che lo rende più radicale ed estremo.

Varrebbe forse la pena di fermarsi e riflettere. Non abbiamo altri trent’anni di errori da commettere. Il tempo è esaurito.

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LE RIFORME PER SE STESSI E NON PER IL PAESE

Quando propone una riforma la politica italiana non tocca quasi mai ciò che potrebbe migliorare la sua azione rendendola più efficiente. Federalismo, regole della pubblica amministrazione, giustizia etc, le proposte di cui si discute sono quelle che regolano il gioco della politica per i politici.

È un fatto che dimostra la scarsa cura per la buona amministrazione. E questo è l’unico problema che conta per avere servizi funzionanti e un contesto competitivo.

Per la politica invece il 90% del “gioco” si concentra su elezioni, maggioranze, parlamento e governo.

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Ma ciò che davvero conta, ovvero come far accadere le cose, non è mai preso in considerazione. Questo succede perché la politica in Italia è un gioco tra politici e media, non tra politica, realtà circostante e cittadini. Il risultato è che sempre meno cittadini partecipano al gioco.

Da questo punto di vista la Riforma proposta falla Meloni non è diversa dall’istituzione della norma contro i “Rave”. Appartengono entrambe all’ambito della comunicazione.

L’illusione che si vuole dare è che “i cittadini conteranno di più”. Ma non sarà così.

Già oggi il leader del partito che prende più voti viene incaricato e quando le maggioranze cambiano è perché falliscono nel governare il paese.

Ad un certo punto a forza di spacciare illusioni, deludere e così indurre un aumento dell’astensione, sarà la democrazia a cadere. Premierato o meno.

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IL GIOCO DELL’OCA

Dall’inizio della legislatura abbiamo sempre usato un criterio di assoluta obiettività nel valutare l’azione del Governo di Giorgia Meloni.

Abbiamo votato i provvedimenti che ritenevamo giusti e abbiamo persino difeso il Governo da attacchi provenienti dall’estero quando li abbiamo considerati inappropriati. Da ultimo abbiamo approvato la linea di politica estera dell’Esecutivo su Ucraina e Israele, senza reticenza.

Con la stessa nettezza dobbiamo dire che questa legge di bilancio è profondamente iniqua e pericolosa. Il taglio delle tasse è solo apparente (recuperato con altri balzelli); l’investimento sulla sanità (1,3 mld reali) gravemente insufficiente; le coperture indefinite.

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A tutto ciò si somma l’incertezza relativa al PNRR. La nostra proposta di usarlo per finanziare un piano industria 4.0, allargato alla transizione ambientale e energetica, che il Governo ha approvato in linea di principio, non è stata varata e non sappiamo neppure il perché. Più in generale manca qualsiasi traccia di politica industriale.

Tutto ciò senza considerare il balletto sul salario minimo e l’assenza di qualsiasi provvedimento utile sulla scuola.

Andando avanti così il Governo porterà il paese a perdere credibilità internazionale, ci esporrà ad attacchi speculativi e aumenterà le diseguaglianze cancellando i diritti sociali riconosciuti dalla Costituzione.

Alla fine sarà lo stesso Governo ad avere problemi di tenuta e ci ritroveremo, come nel gioco dell’oca, a ricercare soluzioni tecnico istituzionali che riteniamo profondamente sbagliate.

Forse è il momento per Meloni di chiamare un time out e riconsiderare le priorità e la squadra.

Siamo sempre stati onesti e obiettivi.

Ora, con la stessa onestà, dobbiamo dire che il Governo sta portando l’italia sugli scogli.

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I TAGLI DELLE TASSE CHE AUMENTANO LE TASSE

Ogni taglio di tasse della seconda repubblica – con l’eccezione del Governo Renzi – non ha determinato una diminuzione della pressione fiscale complessiva. Come mai? Il meccanismo è il seguente: diminuisco una tassa molto visibile – in questo caso cuneo – e alzo mille piccole tasse sperando che i cittadini non se ne accorgano.

Ed è precisamente ciò che sta accadendo con questa legge di bilancio. Da un lato prendo e da un lato do ma il saldo è sempre negativo per i cittadini. Se poi i piccoli balzelli non bastano taglio i trasferimenti ai comuni. Vale a dire meno servizi per i cittadini che se li devono pagare da soli.

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Questa è l’essenza della seconda Repubblica: fare finta, annunciare.

Non porta bene. Alla fine i cittadini si stancano e smettono di crederci.

Allora perché la politica continua a farlo? Perché non sa fare altro. Efficientare la spesa è un lavoro molto complesso, richiede competenze gestionali che i politici italiani non hanno. Ed è soprattutto faticoso. Più facile giocare con le poste di bilancio.

Trent’anni che andiamo avanti così. Sarà mica tempo di smettere di votare chi opera in questo modo? Ai posteri…

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LA DEMOCRAZIA DEI SITH

Ci siamo abituati a discutere di ogni argomento, anche il più complesso, in modo binario, quasi calcistico, senza alcuna possibilità di riuscire a trovare punti di incontro: è sempre il bene contro il male.

Quest’estate abbiamo discusso di cambiamento climatico più o meno in questi termini: “l’estate fa sempre caldo” vs “in Sardegna fanno 50 gradi e l’umanità è alla fine”.

Le due squadre sono partite dalla personale valutazione delle temperature per dar luogo ad uno guerra di religione anche sul clima.

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Se hai un’opinione diversa sul clima sei un “negazionista climatico” e vai perseguito, se sostieni il cambiamento climatico sei un “woke” radical chic che vuole distruggere l’industria e affamare i poveri.

E se un valido meteorologo spiega che sì, fa più caldo, ma non i 50 gradi che risultano dal misurare le temperature sull’asfalto alle due di pomeriggio, ecco che si pretende di escluderlo dalla televisione.

Così discutiamo su tutto. Sul COVID, su Esselunga, sull’Ucraina e da ultimo sul conflitto in Israele.

La ferocia, quasi la soddisfazione, con cui i sostenitori della causa palestinese hanno commentato qui sotto le prime notizie sul bombardamento dell’ospedale (“hai visto! Che hai da dire!”) fanno il paio con le risposte ricevute dai sostenitori della causa opposta il giorno dopo, quando la situazione si è ribaltata.

Così ragioniamo su ogni argomento.

Il modo in cui usiamo i social ha molto influito su tutto ciò. Qui le frasi sono brevi e apodittiche. L’anonimato e la tastiera spingono verso la rottura di ogni barriera. La conversazione scompare così come il riconoscimento del diritto ad avere un’opinione diversa dalla propria.

Una democrazia non può sopravvivere se ogni argomento diventa un conflitto di “assoluti”, del male contro il bene. Come ricordava il maestro Obi wan: “Solo i Sith vivono di assoluti” e noi siamo diventati una democrazia di Sith.

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I NEMICI DELL’OCCIDENTE E L’ODIO DI SÈ

I due nemici nostri, dell’Italia, e di tutto l’Occidente sono la Russia di Putin e l’estremismo islamico, ieri principalmente Al Qaeda e Isis, oggi Hamas. Stentiamo a riconoscerli come tali anche perché veniamo da un lungo periodo di assenza/rimozione della storia e questo li rende molto più pericolosi. Le ferite inflitte all’Occidente – 11.09, Londra, Bataclan, Bruxelles, Georgia, Crimea – le abbiamo sentite per interposta persona, così come accade oggi con Israele e Ucraina.

Nonostante l’evidenza dei torti degli aggressori, cerchiamo sempre la giustificazione per chi ci attacca – espansione della NATO, arroganza degli americani, occupazione israeliana – piuttosto che la determinazione per reagire o anche solo le ragioni della solidarietà occidentale. 

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C’è in questo atteggiamento parecchia furbizia (se la colpa è occidentale non dobbiamo “spegnere i condizionatori” per aiutare gli ucraini) ma anche un poco di “odio di sé”. È questa una patologia che nasce come senso di colpa, vergogna e infine avversione per se stessi o per la propria appartenenza ad un gruppo. Non riconosciamo il valore delle nostre conquiste e dunque la necessità di difenderle. È quello che abbiamo visto accadere, da parte di un pezzo rilevante dell’opinione pubblica, in Ucraina e che vediamo accadere, in scala maggiore, nei confronti di Israele. Questo odio di sé prende la forma dell’equidistanza morale tra Hamas (terroristi islamici) e Israele (imperfetta democrazia liberale).

L’Italia non svolge un ruolo di primo piano in Ucraina e non svolgerà alcun ruolo nella crisi medio orientale. Dunque poco male direte voi. In realtà non è proprio così. Le crisi geopolitiche trasmettono le loro scosse e aprono nuovi fronti. Potremo affrontarli solo partendo dalla ricostruzione del senso e dell’orgoglio della nostra appartenenza all’Occidente; la peggiore civiltà a parte tutte le altre, parafrasando Churchill.

C’è un lavoro culturale da fare se vogliamo tenere l’Italia in sicurezza ed è quello della ricostruzione della nostra identità storica e culturale. La sinistra stenta a farlo dopo decenni spesi a rimuovere l’idea stessa di identità. La destra non è in grado di farlo, perché presa a giocare con le paure dell’altro piuttosto che con la consapevolezza di sé. A questo dedicheremo il lavoro culturale di Azione. Essere Occidentali, cosa vuol dire e perché esserne fieri.

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LA GUERRA E I RAGAZZI

I miei figli, come immagino i vostri, sono profondamente sconvolti da quanto accaduto in Israele, così come dalle immagini che arrivano da Gaza. La decisione che abbiamo preso è stata quella di parlarne approfonditamente. Tentare di nascondere o ammorbidire le notizie oggi non è qualcosa che può funzionare.

Uno dei miei figli è venuto con me alla manifestazione di solidarietà con Israele, un altro è stato colpito dalle conseguenze della reazione Israeliana. Entrambi hanno dubbi e perplessità. Chiedono come si può uscirne senza morti civili. Difficile spiegare che ci sono casi in cui la guerra è necessaria.

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Tutti e quattro sono molto angosciati. Le risorse della generazione cresciuta con il COVID e l’Ucraina sono davvero messe a dura prova. Sentono che tutto sta cambiando in peggio. Ieri mio figlio mi ha chiesto se secondo me anche loro dovranno andare in guerra prima o poi. Non ci sono risposte facili a questa così come ad altre domande. Abbiamo però deciso di parlarne tutte le sere, seguendo la situazione passo passo. Molto di più non si può fare.

Ma almeno questo, parlarne quotidianamente, è indispensabile.

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LA (IR)RESPONSABILITÀ DEL GOVERNO

Operare tagli di tasse in deficit è pericoloso. Correre questo rischio per tagli temporanei o ininfluenti (quelli provenienti dalla delega fiscale) è stupido.

Gonfiare i dati di crescita previsti per far quadrare i conti sulla carta è infantile.

Perseverare nonostante una doppia crisi geopolitica e gli avvertimenti delle agenzie di rating è irresponsabile. E basterebbe leggere i giornali oggi per comprenderlo. Lo abbiamo ripetuto al Governo in Parlamento.

Se il Governo persisterà le responsabilità sulle eventuali conseguenze in termini di tenuta dei conti e spread saranno solo di Giorgia Meloni.

LE CONSEGUENZE DELLA SOLIDARIETÀ

Chi pensa che ci possa essere una pace con chi decapita i bambini è in malafede. Occorre sconfiggere Hamas politicamente e militarmente perché ci possa essere una possibilità di pace. Oggi per Israele non c’è alternativa: la difesa del suo popolo corrisponde alla liberazione di Gaza da Hamas.

E sarà una guerra dura e sanguinosa. Possiamo avere idee diverse sulle responsabilità storiche del conflitto arabo-israeliano. Possiamo andare indietro di anni, di decenni e persino di un secolo, ripercorrendo fatti e responsabilità.

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Ma oggi questa è la situazione. Non riconoscerlo è un’ipocrisia.

Come ha giustamente ricordato Giuliano Ferrara stasera, dare la solidarietà a Israele davanti al massacro compiuto dai predoni di Hamas è facile, è da domani che vedremo chi è veramente amico di Israele.

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CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA

ILVA è allo sbando. Ed è allo sbando e a rischio chiusura per responsabilità della politica. Non di altri.

Ricordiamo insieme.

• Dopo una gara europea Mittal si aggiudica la fabbrica con un contratto blindato da 4,2 mld tra prezzo (per lo Stato e i fornitori) e gli investimenti (ambientali e industriali). Il contratto obbliga a non fare licenziamenti con penali pesanti in caso di violazione e riconoscimento di diritti e inquadramenti pregressi per gli operai. Intanto si fanno lavori di ambientalizzazione per più di 500 milioni a spese dell’amministrazione straordinaria tra cui l’avvio della chiusura dei parchi per evitare i Wind day.

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• Il Governo Conte 2 leva lo scudo penale (istituito per l’amministrazione straordinaria e oggi reintrodotto), e fa cadere il contratto. Conte minaccia Mittal di fare “la madre di tutte le cause”. Non accadrà mai, anzi il Governo entra in società con Mittal che non ha più obblighi ma ha la gestione del sito.

• Il PD e Zingaretti vaneggiano di un “acciaio green” che non vedrà mai la luce.

• Oggi la situazione è in stallo e non si sa come uscirne. Gli investimenti sono ridotti e i fornitori pagati saltuariamente. Altri soldi pubblici sono affluiti.

• Cosa ci racconta questa storia? Trovate similitudini con il caso Marelli-FCA? Io si.

• Una politica totalmente all’oscuro di cosa sia una fabbrica, usa importanti asset industriali per fare propaganda. E non paga mai il conto delle scelte dissennate che fa. Quello lo lascia al paese e agli operai. A giornali, tv ed elettori interessa se Conte farà o meno parte del campo largo. Se Di Maio si è istituzionalizzato etc.

A questo è ridotto il nostro dibattito. La scomparsa della realtà e il trionfo della propaganda. Godiamocela finché dura. Poi avremo da prendercela solo con noi stessi.

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LA SOLITA MANIFESTAZIONE, LE SOLITE CONTRADDIZIONI, LE SOLITE OMISSIONI, IL SOLITO SETTARISMO

Oggi alla manifestazione di Landini si parlerà di: aumentare le pensioni, diminuire l’età pensionabile, ripristinare il reddito di cittadinanza e il Bonus 110%, tagliare il cuneo fiscale, aumentare gli stipendi pubblici, aumentare gli stipendi privati, fare la pace in Ucraina (a spese degli ucraini), scongiurare il pericolo fascista in Italia (ma non quello rappresentato dal fascista Putin), il disastro del Job act (con cui però Landini ha licenziato il suo portavoce), più green per tutti e più soldi per tutto e per tutti.

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Non si parlerà di dove si trovano le risorse, come si gestiscono le transizioni complesse, cosa è accaduto con MagnetiMarelli/Stellantis/Elkann/Repubblica, le responsabilità dei sindacati nella diminuzione degli stipendi derivanti dalla contrattazione negli ultimi 30 anni.

Si parlerà degli altri. Perché il sindacato non si assume responsabilità, in questi trent’anni non c’erano.

Si chiederà di essere “convocati”, perché essere convocati è il principale obiettivo di Landini.

Si parlerà di politica nel senso di una piattaforma politica populista e irrealizzabile erede di quella dei 5S. Si dimenticheranno i decreti sicurezza di Conte. Perché Conte oggi è uno di loro. E aver governato per Salvini e con Salvini è qualcosa che è meglio omettere e rimuovere.

E mentre elencheranno problemi e eviteranno soluzioni (che sono per loro natura complesse e dunque non possono soddisfare tutti), spiegheranno che la Costituzione è solo loro. Solo della sinistra. Come la Resistenza. Come Bella Ciao. Come l’ideale di libertà.

E così facendo tradiranno lo spirito della Costituzione e della Resistenza, che non appartengono solo alla sinistra, ma a tutti i cittadini italiani.

Il PD intanto rimarrà lì a guardare a sperare che non si notino troppo le contraddizioni. E i riformisti del PD? Loro sperano che non li si noti proprio e del tutto. Fingersi morti per non morire. E la nave va.

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SONO SOLDI VOSTRI

Dalla Nadef emerge una situazione di grande pericolo per l’Italia.

Nel 2026 arriveremo a pagare più di 100 mld l’anno di servizio al debito.

Le coperture ipotizzate dal documento del governo sono farlocche o nel caso più ottimistico indefinite.

La tassa sugli extraprofitti è stata una gigantesco boomerang per l’Italia. Darà un gettito risibile e ha lesionato la nostra immagine internazionale.

In tutto ciò c’è il convitato di pietra: il PNRR su cui stiamo dando prova di non riuscire a spendere i soldi.

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Lo spread è a 200 perché gli investitori si rendono conto che con la crescita dei tassi e la mancanza di una politica economica e industriale rischiamo di tornare sotto attacco e anticipano quanto accadrà nei prossimi mesi.

Noi possiamo solo cercare di rendere le informazioni fruibili e semplici, però documentatevi se potete. Sono soldi vostri. Avete scelto chi deve gestirli per voi attraverso le elezioni. Ma importante è monitorare.

Qui alcuni estratti della presentazione preparata ieri. QUI trovate quella completa.

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IL CLOWN E IL CIRCO

Musk è quello che è, un miliardario che ha perso la testa e che pensa che tutto gli sia consentito. E su questo, per inciso, il governo italiano ha dato un bel contributo correndo a leccargli i piedi e a garantirgli monumenti nazionali come sfondo per le sue buffonate. Non è il primo e non sarà l’ultimo miliardario arrogante e senza limiti.

Le cretinate che scrive appartengono al diritto di ognuno di scrivere cretinate. Ciò che va attentamente regolato è la neutralità della piattaforma di cui è proprietario. Questo è un interesse pubblico di tutte le democrazie.

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Non si può accettare la riduzione degli investimenti decisa da X sui controlli contro fake news e manipolazioni del consenso o peggio l’alterazioni degli algoritmi per oscurare chi non la pensa come lui. Se ciò fosse verificato non gli dovrebbe essere consentito di possedere questo media. Più in generale si pone di nuovo la questione del far west dei social.

Abbiamo presentato una proposta per regolare l’accesso ai preadolescenti. Siamo inoltre profondamente convinti che vada cancellata la possibilità di aprire profili anonimi nei paesi che rispettano lo Stato di diritto. Libertà e responsabilità vanno insieme. Musk è un clown triste, ma il circo lo abbiamo allestito noi.

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POPULISMO SINDACALE, POPULISMO POLITICO E POPULISMO GIORNALISTICO

Da ILVA a Alitalia. Da Magneti Marelli a FCA. C’è in Italia un’alleanza tra populismo sindacale e populismo politico – coperto da giornali di sinistra ma solo quando essere di sinistra non tocca gli interessi del loro editore – che impedisce di affrontare seriamente i processi di trasformazione industriale.

Non è problema di oggi. Ma è un problema che oggi sta esplodendo ovunque. Chiudere gli occhi e far finta di nulla non aiuterà le imprese, i lavoratori e il paese. Le dichiarazioni entusiaste sull’acciaio green di Stato (Zingaretti); le finte cordate italiane per Alitalia; le garanzie date al buio agli Elkann per pagarsi i dividendi (Conte-Gualtieri); l’incapacità di esercitare la golden power non per proibire ma per regolare le cessioni.

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Tutto questo è indice di incompetenza, pressappochismo e debolezza della politica e di una parte del sindacato. E basta guardare la traiettoria di carriera personale dei leader sindacali – che finiscono regolarmente nelle liste elettorali del PD – per comprendere quanta poca indipendenza dalla politica sia rimasta nelle organizzazioni dei lavoratori.

È tempo di dire le cose come stanno per quanto spiacevoli possano essere. Andare alla Marelli senza dire una parola su la desertificazione dell’ automotive ma chiedendo solo un generico “intervento del Governo” e senza affrontare la questione della fuga dall’Italia e dai fornitori italiani di Stellantis, come fatto dalla Schlein ieri è un comodo alibi. I grandi paesi non lavorano così. E accanto a una politica energetica, industriale (4.0) e di formazione e ricerca per le imprese, esiste la necessità di un confronto con i grandi gruppi senza timori o complessi di inferiorità; che posseggano o meno dei giornali o delle TV. Lo dobbiamo ai lavoratori e ai cittadini

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SEMPRE LE SCELTE SBAGLIATE

Quando una famiglia ha poche risorse le scelte di spesa o di investimento che fa sono razionali e partono da ciò che è indifferibile (cibo, vestiario etc). Il contrario di ciò che accade con il bilancio pubblico. Come vedete sicurezza, sanità e scuola, ovvero le funzioni fondamentali che lo stato deve assicurare,

rimangono sempre indietro (rispetto agli altri paesi UE).

Perché accade? Perché il bilancio dello Stato ha anche una funzione di governo del consenso. E in questo governo del consenso le mance, i “pochi maledetti e subito”, hanno un valore superiore agli investimenti nei servizi di base.

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La promessa è sempre la stessa “pagherete meno tasse”. Non è mai successo e non succederà neppure quest’anno. Le tasse diminuite da una parte verranno aumentate dall’altra per coprire spese inutili che non sappiamo razionalizzare.

In ogni caso questo inganno “funziona” finché i servizi di base tengono, o meglio non crollano, anche se traballanti. Se invece collassano si apre una gigantesca questione sociale. Sta accadendo sulla sanità. Per questo noi pensiamo che i pochi soldi a disposizione vadano usati per riassicurare la copertura di questo diritto fondamentale.

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POTERI MORTI

Sono un convinto sostenitore della necessità che, in una democrazia sana, stampa, Confindustria, sindacati etc abbiano una voce forte. Purtroppo questi poteri che in Italia riteniamo essere potenti burattinai, sono invece sostanzialmente deceduti.

1) Confindustria ha un Presidente senza industria e senza laurea (poco male, non fosse che se l’è inventata) che pretende un posto di lavoro nell’Università di Confindustria. Ascoltate una sua prolusione. Sentirete un concentrato di retorica sui valori e l’etica dell’impresa.

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Non c’è un singolo grande imprenditore che si sia sentito in dovere di dire una parola su questo sconcio. Quando c’è da criticare la politica fanno a gara ma quando il comportamento riguarda uno di loro si serrano le fila del corporativismo;

2) Landini cerca un posto in politica, probabilmente alla europee, come tutti i suoi predecessori. Ha bisogno del sostegno di Repubblica che è degli Elkann. Combatteva senza tregua Marchionne quando gli investimenti crescevano (e la Repubblica era indipendente) rimane sostanzialmente in silenzio mentre la Fiat lascia l’Italia. Promuove un referendum contro il job act mentre licenzia il suo portavoce usando il job act. Ma va tutto bene!

3) I giornali hanno pochi lettori e, salvo alcune eccezioni, devono radicalizzarsi per tenere, se non il pubblico, almeno le tifoserie. Dunque si dividono in “Destra fascista”; “Sinistra amica dei Gay”. Sì, più o meno questo è il livello.

Una democrazia pluralistica regge se reggono tutti gli elementi che la compongono. E non reggono più. È una sfida che chiama in causa politici, cittadini, imprenditori, sindacalisti, giornalisti. L’idea del “paese fai da te”, dove ognuno si salva per conto suo, non regge più.

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LA SERVITÙ VOLONTARIA 

Nel momento in cui decidiamo che siamo di destra o siamo di sinistra prima di essere cittadini ci sottoponiamo volontariamente a una servitù. Smettiamo di ragionare sulla realtà e iniziamo ad appartenere a qualcuno. Appartenere è rassicurante, delegare ad altri l’esercizio del pensiero pure.

Le democrazie liberali iniziano a morire quando questo fenomeno diventa, anche per mancanza di adeguata istruzione, maggioritario. In Italia questo processo è in atto da decenni. Un cittadino di sinistra ammetterà di non aver avuto servizi pubblici migliori e più giustizia sociale. 

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Un cittadino di destra ammetterà di non aver ottenuto maggiore sicurezza o minore tassazione.

Nessuno dei due cittadini sarà pronto per questo a mettere in dubbio il suo essere/appartenere alla destra o alla sinistra. In loro prevarrà l’impulso alla servitù volontaria verso una parte che, almeno, li fa sentire di appartenere a qualcosa.

Purtroppo appartenere a qualcosa spesso si tramuta nell’appartenere a qualcuno. Magari a classi dirigenti che sanno fare solo questo: stimolare l’appartenenza a un gruppo contro altri gruppi di cittadini. Tutta la nostra democrazia è orientata in questo modo.

Questo è ciò che come Azione siamo impegnati a combattere. Il nostro nemico è la nostra confortevole tendenza alla servitù volontaria.

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UN ANNO DI GOVERNO: I DUE PARTITI DEL TUTTO BENE E DEL TUTTO MALE

L’unico modo per valutare un Governo dopo un anno è domandarsi se le funzioni fondamentali di cui lo Stato è responsabile siano anche solo lievemente migliorate in termini di efficienza. Bilancio, Politica Estera, Sanità, Scuola, Sicurezza innanzitutto. Aggiungerei PNRR che è una sfida straordinaria (nel senso di non ordinaria) ma fondamentale.

Bocciata in tutto vs Promossa in tutto. Come al solito i giudizi si dividono a seconda di chi li produce. Questa non mi sembra un’alternativa credibile, anche dalla prospettiva dell’opposizione. Giorgia Meloni ha tenuto i conti in relativo ordine (fino ad ora) e dritta la barra delle politica estera. Non è poco.

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Sul resto rimane il buio fitto di un governo la cui principale occupazione è rispondere alla cronaca con l’invenzione di nuovi reati.

La verità è che dopo tanti anni di opposizione FdI non ha maturato alcuna idea di paese. Non sa bene cosa farci dell’Italia. E quindi continua a fare ciò che faceva dall’opposizione. Con più trasferte internazionali e strette di mano.

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A CHI I MIGRANTI? A NOI!

Quindi ricapitolando: un migrante paga 5.000 euro per non essere detenuto in un CPR.

A garanzia che resti in Italia. Vale a dire il contrario della redistribuzione.

Che oggi avviene informalmente, perché tutti i migranti arrivati vanno via nel giro di 6/12 mesi (fonte Viminale). Meloni ha deciso che l’Italia deve trattenere e gestire il maggior numero possibile di migranti sul suolo nazionale. Immaginiamo per far felice i paesi europei che mai avrebbero potuto sperare nella trasformazione dell’Italia in un grande Hotspo. Una vera europeista!

DIVINITÀ DEMOCRATICHE

C’è una categoria in Italia che è dotata di alcuni superpoteri:

1) Uno scudo di pura energia morale la esonera dal dover rendere conto di affermazioni false, rispondere a domande scomode, giustificare previsioni errate.

2) Non è mai soggetta a conflitti di interessi. I suoi azionisti sono sempre e comunque eterei composti di puro amore per i valori della democrazia.

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3) Può essere al tempo stesso partigiana ma priva di qualsiasi pregiudizio. Come? una predestinazione mistica la porta ad orientarsi contro o a favore sempre della stessa parte. Ma casualmente, mai per partito preso.

4) Può innalzare e distruggere senza mai spiegare perché ha innalzato prima e distrutto poi. Semplicemente accade, come un fenomeno atmosferico. Un tornado, un ciclone o al contrario una bella giornata di primavera.

5) È superficiale perché fluttua angelicamente sopra la superficie delle cose, non perché poco attenta o precisa.

6) Può criticare ogni soluzione ma non ha alcun obbligo di proporre una soluzione. Può giudicare, benedire o punire, ma mai, in nessun caso, scendere sul sudicio e materiale terreno delle proposte.

È insomma una categoria non appartenente al mondo sordido e carnale dell’uomo, ma a quello etereo e crudele delle divinità pagane. Ma come per le divinità pagane, oramai, è rimasta con pochi devoti credenti.

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IDEALISMO E PRAGMATISMO

Secondo Kissinger (World Order per chi volesse approfondire) un sapiente equilibrio di questi due elementi consente di produrre una buona politica estera. I nostro valori devono rimanere ben evidenti ma allo stesso tempo non possono essere l’unico criterio su cui fondare un’azione di politica estera.

Questo equilibrio è assente nella proposte del PD sulle migrazioni. Il PD torna sui grandi classici di rivedere Dublino e dei salvataggi in mare, piuttosto che interrompere le rotte con l’aiuto di paesi africani. Tutto molto compatibile con i nostri valori ma decisamente non applicabile. 

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Dublino non verrà rivisto e Mare Nostrum si è dimostrato una spinta all’aumento dei flussi.

Ciò che davvero il PD non riesce mai a dire è che i flussi di immigrazione illegale vanno fermati e i confini vanno presidiati. Questo punto imprescindibile per poter governare un paese, prevede la collaborazione inevitabile con Libia e Tunisia. Non un’alleanza, ma una collaborazione guidata dalla nostra maggiore capacità economica e finanziaria. Ciò richiede un lavoro sul campo che nel caso dell’accordo con la Tunisia non è stato fatto per incapacità di questo governo.

È sul punto dell’integrazione che i nostri valori devono prevalere. Aprire centri di detenzione per 100.000 persone è sbagliato e infattibile. Ma soprattutto è assurdo considerando che quei migranti andranno entro un anno in Francia, Austria etc. La redistribuzione già c’è. Ciò che occorre prevedere è l’integrazione attraverso una sanatoria per chi trova lavoro e la cittadinanza per chi studia in Italia. Dunque pragmatismo nel controllo dei confini e idealismo nella costruzione dell’accoglienza.

Altrimenti il PD, una volta al governo, si troverà, come già accaduto, a rimangiarsi ogni promessa animata (solo) da buone intenzioni.

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PATRIOTI DELLA SALAMELLA

Quando il Ministro Francese Darmanin ha attaccato l’Italia con parole fuori misura, abbiamo difeso le ragioni del nostro paese. Siamo stati l’unica opposizione a farlo. A prescindere dal Governo in carica, non si possono accettare torti e attacchi ingiustificati al proprio paese per ragioni di opportunità politica.

Ma l’amore e il rispetto per la propria Patria si manifestano innanzitutto con comportamenti che siano all’altezza del nostro retaggio, tanto più quando si rappresentano tutti gli italiani. Non si attacca il Commissario europeo espresso dal tuo Paese per farne un capro espiatorio dei tuoi problemi di bilancio. 

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Non si pronunciano parole al vento su oscuri complotti o “atti di guerra”. Non si dileggia, come ha fatto Salvini ieri, il Presidente Francese, mentre si condivide un palco con la sua oppositrice.

Facile pensare che amor di Patria consista nello scagliarsi contro il perfido straniero. Facile ma sbagliato. È la cosa che più danneggia l’immagine dell’Italia.

Il vero patriottismo sta nella serietà e gravitas dei comportamenti. Nella dimostrazione delle proprie capacità non nella lagna continua sulla mancanza di sostegno altrui. Gli eterni alibi, i capri espiatori, il vittimismo sono le armi retoriche dei paesi deboli e sbandati.

Purtroppo questa destra appare molto lontana dal patriottismo repubblicano della serietà e dell’autorevolezza espresso da Mario Draghi e Sergio Mattarella. Molto lontana e poco interessata a seguirne le orme. Più facile trovare scuse. È una Destra debole e lamentosa ben rappresentata dalla farsa di Pontida, dove i padani propongono “cediamo Lampedusa all’Africa”. Questi i nostri patrioti, della salamella.

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LA CRONACA MANGIA LA POLITICA

Il PNRR? Qualcuno se lo ricorda più? Due miliardi circa spesi rispetto ai 33 previsti per quest’anno. PACCHETTO SALARI? Boh forse si vedrà qualcosa a metà ottobre.

GIUSTIZIA? finirà tutto con una norma su Abuso d’ufficio, forse.

LA SCUOLA DEL MERITO? Era solo un nome sull’insegna di un Ministero.

E così via.

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La maledizione di ogni governo guidato e gestito da una sola persona è l’inevitabile necessità di sintonizzarsi solo sulle emergenze quotidiane. Il resto sparisce. Ovviamente anche l’emergenza, una volta consumata comunicativamente, viene accantonata.

Perché? In parte perché i governi con gestioni molto centralizzate (cerchi magici), si occupano solo di ciò di cui si occupa il PDC. L’immigrazione si era esaurita con gli accordi con la Tunisia. Photo opportunity e via così.

Poi tutto è ripartito, con la cronaca. È la comunicazione che prevale sul governo, la cronaca che prevale sui programmi. È una tendenza difficile da sconfiggere. La Meloni è destinata a diventare la testimonial delle crisi se non costruirà una squadra forte e indipendente. Ho vissuto questo problema quando ero Ministro. Il Mise si era trasformato nel Ministero delle crisi industriali da molti anni. La soluzione è avere squadre diverse che si occupano della parte strutturale (nel mio caso industria 4,0, Strategia Energetica etc) e di quella di crisi.

Tutto ciò non accade nel Governo Meloni, perché conta solo ciò di cui in quel momento si occupa Meloni e perché la squadra di Governo è molto debole. E dunque una volta caduto l’interesse e la risposta alla cronaca, tutte le attività “strutturali” relative a quel problema si “addormentano”. Dell’implementazione dell’accordo con la Tunisia non si occupa nessuno, così come nessuno usa il resto universale di scafismo varato in pompa magna dal governo.

Questo fenomeno genera anche una bulimia comunicativa. Problema a Lampedusa, vado a Lampedusa. Problema a Cutro, si va a Cutro a Caivano etc. Il tutto accompagnato dal varo forsennato di decreti che prendono il nome del problema che vorrebbero risolvere Cutro, Sicurezza, Crescita etc. Ma di questa frenesia gli elettori si stancano molto presto. La cronaca finisce per mangiare e digerire leadership e politica insieme. E la democrazia finisce per essere un gioco per pochi. Qualche tifoso e nessuna speranza.

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RIPARTIAMO LA RETORICA

Giorgia Meloni ha trovato la soluzione sui migranti. Centri di detenzione temporanea fino a 18 mesi e rimpatri. Ora, per un secondo, lasciate perdere la questione umanitaria e costituzionale e concentratevi sulla fattibilità di una tale soluzione.

1) Costruire centri di detenzione temporanea (perché tali sarebbero) per decine di migliaia di migranti è cosa non fattibile e non gestibile. Del resto a Lampedusa non si è riusciti neppure ad equipaggiare il porto per un’accoglienza decente. Con un grande sforzo si sta costruendo un campo vicino a Ragusa per 84, dicasi 84, migranti per i quali è previsto il rimpatrio.

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2) I tempi medi per accertare la sussistenza o meno dello status di rifugiato sono 12 mesi. Ma in un anno, come ho già spiegato, i migranti/rifugiati avranno tutti lasciato l’Italia. Per questo il numero di migranti irregolari rimane sempre lo stesso nonostante gli arrivi.

3) Il costo dei rimpatri è elevatissimo. Intorno ai 10.000 euro. Complesse le procedure e gli accordi di rimpatrio.

4) I paesi europei dove i migranti vanno dopo essere stati in Italia, sarebbero felicissimi di vedere il nostro paese trasformato in un grande campo di detenzione di migranti. Meloni sta facendo il gioco dei suoi alleati sovranisti.

5) le rotte di immigrazione clandestina vanno chiuse. Ma occorre farlo all’origine. L’accordo con la Tunisia fatto presto e male, a favore di telecamere più che per la sostanza, va reso operativo anche solo bilateralmente. Non siamo messi così male da non poter sostenere con cento milioni di euro il paese nord africano.

6) La missione Sophia va ripristinata. Controlli ai limiti delle acque territoriali, respingimenti, distruzione dei mezzi, accordi per rimpatri volontari dai paesi nord africani.

La nuova linea Meloni è uno spot elettorale per le europee per scavalcare Salvini a destra. Tutto ciò che state ascoltando in queste ore non accadrà. Ciò che la destra vuole è una sinistra che risponda “accogliamo tutti” spaventando il paese. E la sinistra come da copione ci sta cadendo invece di presentare soluzioni più umane ma realizzabili, che partano però da un principio: non possiamo accogliere tutti e quindi le frontiere vanno presidiate.

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DIO LO VUOLE

Premetto che non sono cattolico. Sono invece Cristiano in quanto ritengo il cristianesimo uno dei pilastri culturali dell’identità Occidentale. In effetti tolleranza e uguaglianza hanno le loro radici nel pensiero di Cristo e di San Paolo (non esiste differenza tra ebrei e gentili, uomini e donne etc).

Non sono favorevole alla scomparsa della spiritualità dalla nostra società. La vita spirituale, che per me è lo studio della filosofia, della storia e dell’arte e il contatto con “il destino eterno dell’uomo”, per altri la preghiera, dà, a mio avviso, un senso alla vita.

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Non c’è nulla di più blasfemo e lontano dalla spiritualità cristiana che usare Dio, il crocefisso, i pellegrinaggi etc come strumento di marketing politico. Questo è ciò che fanno Meloni, Salvini e accoliti continuamente. Usano Dio e il crocefisso come la nostalgia per il telefono a gettoni o per “il piccolo mondo antico” dove omosessuali e infedeli stavano al loro posto.

L’impianto delle democrazie liberali, fondato sulla libertà, la tolleranza e l’uguaglianza dei diritti è il sistema politico che recepisce maggiormente i valori del cristianesimo. Chi è nemico di questo sistema e giustifica il suo attacco alla modernità con “Dio lo vuole”, cade in un paradosso figlio della furbizia e dell’ignoranza. E va combattuto strenuamente anche per questo. Il cristianesimo è una delle nostre radici culturali (e religiose per chi crede) più importanti. Salvini, Meloni e Orban lo vogliono degradare slogan di parte e dunque distruggere.

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MIGRANTI E SLOGAN DI DESTRA E SINISTRA

A ogni crisi migratoria si ripetono gli stessi dibattiti insulsi. Proviamo a ricordare qualche dato di fatto:

1) le crisi migratorie non dipendono dai governi ma dall’instabilità dei paesi della sponda sud del mediterraneo. Quando c’è una crisi la pressione migratoria dall’Africa sub sahariana accelera e si convoglia verso il paese in difficoltà (ieri la Libia oggi la Tunisia).

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2) la sinistra spiega che è immorale trattare con i dittatori per fermare i flussi. Cioè quello che ha fatto con gli accordi libici quando era al Governo. Purtroppo invece è indispensabile. Non possiamo gestire migliaia di arrivi al giorno e rischiare la chiusura dei confini europei. Il problema è che in questo caso gli accordi, sbandierati da Meloni come fatto acquisito, non hanno funzionato.

3) i migranti che arrivano in Italia se ne vanno tutti in altri paesi nello spazio di un anno. La redistribuzione europea c’è già, sia pure informale. Aprire conflitti con i nostri confinanti a Nord è demenziale per questa ragione. E siccome è demenziale è ciò che sta facendo Salvini.

4) il blocco navale è una bufala, ma missioni europee di pattugliamento e distruzioni di navi dei trafficanti si devono ripristinare (Sophia).

5) la cosa assurda è l’incapacità di questo governo di rafforzare le strutture di accoglienza e gestione dei migranti. L’inferno di Lampedusa deriva da questo. Ed è immorale e sbagliato.

6) Infine, quando ha governato la sinistra ha dimostrato che le dichiarazioni “porti aperti-accogliamo tutti” erano false e irrealizzabili; ora che governa la destra abbiamo la prova che altrettanto false erano le dichiarazioni della destra “blocco navale-porti chiusi”.

Forse è tempo di imparare a gestire piuttosto che a dichiarare. E soprattutto a non credere agli slogan, da qualsiasi parte vengano.

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SEMPRE LA STESSA STORIA

Non c’è che una linea per rimettere in piedi questo Paese:

Stato forte in un perimetro ristretto definito dalle sue responsabilità fondamentali, scuola, sanità, sicurezza e salari (come cornice di regole per evitare lo sfruttamento e ammortizzatori sociali di ultima istanza).

Il resto all’iniziativa privata (e sussidiarietà) incoraggiata dalla concorrenza.

Il dibattito politico si concentra, invece, su finti tagli delle tasse (che non diminuiscono mai la pressione fiscale) e sussidi. Le tasse possono scendere solo parallelamente al recupero dell’evasione. I sussidi generano squilibri regressivi (vedi bonus 110%).

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Per la spinta agli investimenti abbiamo il capitolo del PNRR. Dove lo Stato non riesce a spendere lasci alle imprese rifinanziando Industria 4.0.

L’agenda delle priorità dei governi è invece sempre invertita. Prima erogo una mancia e poi vedo se mi rimane qualcosa per i servizi di base e per gli investimenti. La scelta non è casuale ma deriva dall’incapacità della politica di misurarsi con la gestione, ovvero con il miglioramento dell’efficienza dello Stato. La gestione ha tempi lunghi, produce meno conferenze stampa/annunci e necessita di competenze particolari che i politici – di ogni colore – non hanno.

Anche per questa ragione vi è una singolare identità tra scelte fatte dalla destra e scelte fatte dalla sinistra. Al netto del rumore – dichiarazioni e conflitti – la linea guida dei governi di colore diverso è praticamente identica dal punto di vista delle politiche. Questa è la grande malattia (e presa in giro) della politica italiana che ha prodotto: scarsa competitività, servizi peggiori, salari stagnanti, Stato inefficiente, ma pervasivo e pressione fiscale alta.

Gli scarsi risultati conseguiti, figli di questo trend bipartisan cinquantennale, determinano l’aumento dell’astensione e alla fine portano discredito non solo sulla politica ma sull’idea stessa di democrazia. E questo è il vero rischio che stiamo correndo.

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