Sempre la stessa storia

Notizie
14/09/2023

Non c’è che una linea per rimettere in piedi questo Paese:

Stato forte in un perimetro ristretto definito dalle sue responsabilità fondamentali, scuola, sanità, sicurezza e salari (come cornice di regole per evitare lo sfruttamento e ammortizzatori sociali di ultima istanza).

Il resto all’iniziativa privata (e sussidiarietà) incoraggiata dalla concorrenza.

Il dibattito politico si concentra, invece, su finti tagli delle tasse (che non diminuiscono mai la pressione fiscale) e sussidi. Le tasse possono scendere solo parallelamente al recupero dell’evasione. I sussidi generano squilibri regressivi (vedi bonus 110%).

Per la spinta agli investimenti abbiamo il capitolo del PNRR. Dove lo Stato non riesce a spendere lasci alle imprese rifinanziando Industria 4.0.

L’agenda delle priorità dei governi è invece sempre invertita. Prima erogo una mancia e poi vedo se mi rimane qualcosa per i servizi di base e per gli investimenti. La scelta non è casuale ma deriva dall’incapacità della politica di misurarsi con la gestione, ovvero con il miglioramento dell’efficienza dello Stato. La gestione ha tempi lunghi, produce meno conferenze stampa/annunci e necessita di competenze particolari che i politici - di ogni colore - non hanno.

Anche per questa ragione vi è una singolare identità tra scelte fatte dalla destra e scelte fatte dalla sinistra. Al netto del rumore - dichiarazi

oni e conflitti - la linea guida dei governi di colore diverso è praticamente identica dal punto di vista delle politiche. Questa è la grande malattia (e presa in giro) della politica italiana che ha prodotto: scarsa competitività, servizi peggiori, salari stagnanti, Stato inefficiente, ma pervasivo e pressione fiscale alta.

Gli scarsi risultati conseguiti, figli di questo trend bipartisan cinquantennale, determinano l’aumento dell’astensione e alla fine portano discredito non solo sulla politica ma sull’idea stessa di democrazia. E questo è il vero rischio che stiamo correndo.