“Per ripartire stop al codice degli appalti. Serve un Governo di solidarietà nazionale”

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21/05/2020

L'intervista di Carlo Calenda a Leggo.

Non risparmia nessuno Carlo Calenda. Dal Presidente Conte a Virginia Raggi, passando per Matteo Renzi e il ministro Bonafede. Per lui l’Italia è davanti a un bivio, o si cambia passo o in autunno scoppia la rivolta nel Paese.

Partiamo dall’emergenza coronavirus, come ha lavorato il governo giallorosso? «Semplice, non ha fatto nulla. Sia sulla parte sanitaria, sia sulla parte dell’economia. È stato tutto un fallimento. Dalle mascherine alla cassa integrazione, non mi viene in mente un provvedimento dell’esecutivo che abbia funzionato».

Il suo è un giudizio molto duro. Ma all’estero ha visto gestioni migliori? «Ovunque. Sono arrivati i soldi alle aziende e alla gente»

C’è un ministro che boccia in particolare modo?
«Di Maio è fuori concorso per la sua inconsistenza, quindi indico Bonafede come il peggiore»

Ci sarà qualcuno che salva…

«Gualtieri ha fatto un ottimo lavoro in Europa. È un uomo molto capace da un punto di vista relazionale, però la parte dei provvedimenti non è un lavoro adatto a lui. Al governo bisogna avere la capacità di trasformare le norme in atti. Qualità che Gualtieri non ha»

Tornando alla crisi Covid19, esiste un caso Lombardia?
«Direi di si. C’è stato un problema con le Rsa in tutta Italia, ma lì è stato gestito in maniera incosciente. Il sistema sanitario della Lombardia ha mostrato tutte le sue fragilità nei momenti di crisi, abbiamo imparato che sistemi di sanità pubblica più vicini al territorio funzionano meglio rispetto a quello dei grandi ospedali convenzionati»

Con questi dati lei avrebbe riaperto la Lombardia?
«No. L’avrei tenuta ancora sotto osservazione. Avrei costruito prima tutte le contromisure necessarie a governare il virus. Per esempio avrei seguito il modello del Veneto sui tamponi».

Anche Sala, che sembrava in grande ascesa, esce appannato da questa epidemia?
«È vero ha commesso qualche errore ma lui e il sindaco di Bergamo Gori sono gli unici ad aver ammesso pubblicamente i loro errori».

No, Sala non ha detto «ho sbagliato» ma «forse ho sbagliato».
«Allora ha sbagliato a dire “forse”».

Se il Sud avesse avuto i numeri del Nord e viceversa, la Lombardia, il Piemonte e il Veneto avrebbero aspettato il meridione per ripartire?
«No. E penso che sia stato un errore clamoroso pensare di riaprire e chiudere contemporaneamente tutte le regioni. È stata una decisione del premier solo per non perdere consensi».

Che consiglio darebbe a Conte?
«Di chiacchierare di meno e lavorare di più».

La critica però deve essere costruttiva, dica tre cose che il governo avrebbe potuto fare.
«Invece della cassa integrazione bisognava dare ad ogni datore di lavoro un carnet di permessi retribuiti e bancabili, cioè anticipabili dalle banche. Poi sul decreto liquidità avrei eliminato la responsabilità di chi firma i finanziamenti in banca, esonerandolo così da troppi rischi. Terza cosa, il decreto Rilancio prevede un fondo perduto che è impraticabile per le imprese: era meglio restituire gli anticipi Irap e Ires dati a novembre dalle imprese. Si tratta di 20 miliardi, che con i 4 di sospensione dell’Irap fanno 24».

Sarebbe disposto a entrare nel governo se il presidente del Consiglio glielo chiedesse?
«No. Sono disponibile a fare qualsiasi cosa che non implichi quella di lavorare con un governo che non ritengo all’altezza».

Si parla molto del “modello Genova”, ovvero una sospensione del codice appalti, cosa ne pensa?
«Ero al governo con Renzi quando fu varato. Dissi subito che era una totale follia e che avrebbe fermato la corruzione solo perché avrebbe fermato tutti gli appalti. Prima viene sospeso meglio è. Fondamentale per ripartire».

Parliamo dell’opposizione: tre aggettivi per Matteo Salvini.
«Scioperato, incompetente, simpatico»

E per Giorgia Meloni?
«Politicamente capace. Vicina di casa - perché ti parla come se fosse una vicina di casa - Anche lei incompetente».

Che messaggio vorrebbe mandare a Nicola Zingaretti?
«Vorrei dirgli che l’isolamento da coronavirus è finito da un po’. Sarebbe utile che ce ne desse una dimostrazione pratica. Ma qui siamo davanti a un problema grande».

Quale?
«Il governo ha perso il controllo del Paese. La situazione è serissima. Rischiamo un autunno caldo, con la gente in piazza».

Quindi, che si fa?
«Le persone responsabili di destra e sinistra - da Bonaccini a Zaia, passando per Giorgetti, Crosetto fino alla Gelmini e Zingaretti - si confrontino, superino il conflitto permanente». Sta chiedendo un governo di unità nazionale «Non si può fare altrimenti. L’alternativa è il governo tecnico, ma sarebbe un’altra sconfitta per la politica. E la politica dopo pochi mesi lo affosserebbe».

Anche Berlusconi nel governo?
«E’ stato molto responsabile in questa crisi. Il suo problema è che poi fa la ruota di scorta di Salvini e Meloni»

I Cinque stelle stanno lavorando per ricandidare Virginia Raggi. Lei è sempre stato molto critico
«Si, la considero una calamità naturale per Roma. Ho incontrato tanti politici incompetenti, ma mai incompetenti come la Raggi».

E il centrosinistra che fa?
«Niente. Non fa niente. Dipenderà anche dalla situazione nazionale, se dovessero essere ancora al governo nazionale con il M5S non mi stupirei che il PD appoggiasse la Sindaca. Il centrosinistra per restare al governo può fare qualsiasi cosa».

Se ci fossero le primarie si presenterebbe?
«No. Sto facendo un lavoro politico nazionale»

Ha stroncato tutti non vorrà dimenticare Matteo Renzi?
«Ho appena finito di sentire il suo intervento in Senato: la solita buffonata: annuncia, minaccia, ma poi contratta qualche posticino. I nostri rapporti sono azzerati. È stato un buon presidente del Consiglio, ma poi si è trasformato in un misto tra Mastella e Conte, dice una cosa e ne fa un’altra. Fa proclami e poi negozia dei posti. Lo vedo trasfigurato. Aveva una carica innovativa che ha perso, e che si è trasformata nel più usurato dei comportamenti politici, da basso impero». 

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