Myanmar: l’Italia esca subito dall’immobilismo

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19/04/2021

Raffaelli: "Auspichiamo che il Governo italiano assuma un ruolo di maggior rilievo per raggiungere un consenso più ampio atto a mettere fine all’uccisione di civili".

La situazione in Myanmar sta diventando ogni giorno più drammatica: dall’inizio del colpo di Stato militare, avvenuto il 1° febbraio 2021, l’esercito ha già incarcerato migliaia di civili e ne ha ucciso centinaia, comprese donne e bambini, per il semplice motivo di manifestare pacificamente per il ritorno alla democrazia. Denotiamo con favore la condanna unanime della comunità internazionale a tali atti di violenza, nonché all’utilizzo di munizioni letali contro persone disarmate da parte dell’esercito e apprezziamo l’appello per il rilascio immediato del Consigliere di Stato Aung San Suu Kyi e il Presidente Win Myint.

Considerato però il continuo e rapido aggravarsi della situazione (la chiusura delle reti internet mobili, il blocco delle attività bancarie ed economiche, le difficoltà di approvvigionamento perfino delle forniture alimentari) e il conseguente rischio di un’imminente guerra civile, crediamo che quanto dichiarato finora da diverse istituzioni internazionali (Security Council, Unione Europea e ASEAN) non sia sufficiente ad impedire l’inizio di una guerra civile che porterebbe a una vera catastrofe umanitaria, un bagno di sangue con decine di migliaia di morti innocenti, e all’inevitabile conseguente incremento dell’instabilità e insicurezza regionale e internazionale.

Auspichiamo dunque che il Governo italiano assuma un ruolo di maggior rilievo aumentando i contatti diretti con i nostri partner europei e internazionali per raggiungere un consenso più ampio atto a mettere fine all’uccisione di civili e di instaurare un processo di dialogo duraturo tra tutte le parti coinvolte. Infine, di fronte alla emergenza umanitaria che sta già causando costi enormi ai civili, la comunità e le istituzioni internazionali dovrebbero implementare quanto prima misure straordinarie per alleggerire le sofferenze della popolazione.

Mario Raffaelli, responsabile Politica Estera

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