Lo scudo democratico

Premessa

Negli ultimi anni, le ingerenze straniere nel processo democratico europeo sono diventate una minaccia concreta. La Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha già posto il tema in agenda nel maggio 2024, annunciando la necessità di un “Scudo Europeo per la Democrazia”: un sistema strutturato per rilevare manipolazioni, favorire la condivisione di informazioni tra le agenzie di sicurezza nazionali e creare una risposta comune a livello europeo per contrastare le interferenze.

Seguendo l’impegno assunto dalla Commissione, il Parlamento europeo ha istituito all’inizio del 2025 una Commissione speciale sullo Scudo europeo per la democrazia, presieduta da Nathalie Loiseau (Renew Europe), incaricata di mappare gli strumenti normativi esistenti e quelli ancora necessari per contrastare la guerra ibrida contro le istituzioni dell’Ue. Parallelamente, il 12 novembre 2025 la Commissione europea ha presentato il pacchettoScudo europeo per la democrazia” e la nuova “Strategia dell’Ue per la società civile, articolati in tre pilastri (protezione dello spazio informativo, rafforzamento delle istituzioni ed elezioni, sostegno alla società civile) che includono anche la creazione di un centro europeo per la resilienza democratica volto a coordinare l’azione degli Stati membri.

L’urgenza è tale per cui basta ricordare come anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella abbia recentemente convocato il Consiglio Supremo di Difesa, includendo all’ordine del giorno “la valutazione delle minacce ibride con riferimento anche alla dimensione cognitiva e alle possibili ripercussioni sulla sicurezza dell’Unione Europea e dell’Italia”. Una preoccupazione che ha trovato immediato seguito nel non-paper del Ministro della Difesa Crosetto, che traduce quell’allarme istituzionale in un quadro operativo sulle minacce ibride rivolte all’Italia.

In questo quadro, va chiarita prima di tutto la natura delle minacce coinvolte: per guerra ibrida si intende una strategia che, senza giungere a un conflitto aperto e dichiarato, usi mezzi militari e non militari per destabilizzare politicamente un paese ritenuto nemico o concorrente rispetto a specifici interessi strategici. Tra i mezzi comunemente impiegati nelle strategie di guerra ibrida vi sono svariate attività di inquinamento della vita civile ed sociale, quali i finanziamenti non dichiarati e la corruzione economica, la pubblicità occulta, la diffusione di fake news o di notizie ingannevoli, la produzione di deep fake attraverso l’AI, le operazioni di bullismo e di call out digitale, la manipolazione degli algoritmi, i ricatti commerciali e il lawfare, fino a giungere, secondo una logica propriamente bellica, ai sabotaggi delle infrastrutture critiche, agli attacchi cibernetici, all’utilizzo di forze militari e di intelligence per l’infiltrazione degli apparati pubblici e dei servizi di sicurezza nazionale.

Negli altri paesi

Alcuni paesi europei si sono già mossi per affrontare la questione.

 La Svezia ha istituito nel 2022 un’Agenzia per la Difesa Psicologica con il compito di individuare e contrastare la manipolazione dell’informazione.

 La Francia, dal 2021, dispone del servizio VIGINUM, che analizza i contenuti pubblici online, soprattutto in periodo elettorale, per rilevare tentativi di disinformazione.

 La Spagna, nel 2024, ha varato il “Plan de Acción por la Democracia”, che introduce misure per responsabilizzare le piattaforme digitali nella prevenzione della diffusione di notizie false e della propaganda straniera.

La nostra proposta

   ✔ Creare comitati di analisi per contrastare la disinformazione

Tutte le piattaforme di comunicazione più rilevanti (dalle testate giornalistiche ai social media) individuate sulla base di criteri quantitativi, relativi al numero degli utenti coinvolti e delle informazioni intermediate, e qualitativi, relativi alla tipologia dei contenuti e al loro impatto sull’andamento del processo democratico, dovranno dotarsi di un comitato di analisi indipendente composto da esperti selezionati e inseriti in un elenco nazionale dall’Agcom. Questi comitati non saranno sottoposti alla governance aziendale della piattaforma.

Saranno dettagliate con precisione le attività dei “comitati di analisi” rispetto a ogni tipologia di ingerenza illecita rilevata, ad esempio:

○ pubblicità occulta

○ manipolazione degli algoritmi

○ diffusione coordinata di informazioni false, incomplete e fuorvianti

○ produzione di deepfake attraverso l’intelligenza artificiale generativa

I comitati di analisi non avranno solo compiti di monitoraggio, ma anche poteri di intervento sui contenuti diffusi dalle piattaforme, dando evidenza a quelli sottoposti a verifica e rimuovendo quelli che a verifica effettuata configurino un’attività di ingerenza illecita.

Inoltre, vigileranno sull’uso manipolatorio dell’intelligenza artificiale e su campagne coordinate per diffondere contenuti falsi, analizzando anche la provenienza geografica di queste attività.

Infine, riferiranno periodicamente all’AGCOM sull’attività svolta e promuoveranno buone pratiche informative tra gli utenti delle piattaforme.

   ✔ Rafforzare la trasparenza e il monitoraggio attraverso AGCOM e DIS

L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) dovrà realizzare un apposito sistema di informazione e monitoraggio e a valutare la pertinenza e l’adeguatezza delle misure di contrasto alla disinformazione e alle attività di ingerenza straniera adottate dalle società sottoposte agli obblighi della legge.

Si prevede inoltre che nel caso in cui l’AGCOM, sulla base dei report dei “comitati di analisi”, rilevi iniziative organizzate di disinformazione e ingerenza straniera tali da pregiudicare il processo democratico, provveda a trasmettere alle Camere e al Presidente del Consiglio dei ministri un’apposita relazione.

Analoga responsabilità ha il Dipartimento di informazioni per la sicurezza (DIS), che trasmette al Presidente del Consiglio e, per il suo tramite, alle Camere, una relazione trimestrale sulle attività di disinformazione riconducibili a ingerenza straniera, rilevate nell’ambito della propria attività.

   ✔ Regime sanzionatorio per chi favorisce o omette di contrastare le ingerenze

È previsto un regime sanzionatorio, penale e amministrativo, a carico dei soggetti sottoposti agli obblighi della legge e dei componenti degli organismi indipendenti in presenza di gravi omissioni, applicabile ai soggetti che pongono in essere, finanziano ovvero favoriscono, anche con condotte omissive, le attività di disinformazione o di ingerenza straniera.

Solo in situazioni di gravità eccezionale è prevista l’attivazione di una misura straordinaria:

   ✔ Misure straordinarie contro la manipolazione del voto

Se AGCOM e DIS segnalano un’attività di ingerenza su larga scala, il Parlamento e il Governo potranno avviare una procedura che, nei casi più gravi, può portare alla sospensione o all’annullamento delle elezioni di Camera, Senato e dei membri italiani al Parlamento europeo.

Il Presidente del Consiglio dovrà riferire alle Camere entro tre giorni sulle prove raccolte, che saranno pubblicate sul sito istituzionale del Governo e trasmesse all’Autorità giudiziaria per eventuali azioni penali.

Se il Parlamento, con una maggioranza dei due terzi, riterrà che l’integrità del processo democratico sia stata irrimediabilmente compromessa, potrà deliberare la sospensione e il rinvio delle elezioni.

Contro questa decisione sarà possibile presentare ricorso alla Corte Costituzionale. Qualora l’ingerenza venga accertata solo dopo lo svolgimento delle elezioni, le Camere potranno deliberarne l’annullamento, con la possibilità di ricorrere nuovamente alla Corte Costituzionale.

Norme per la tutela dell'integrità del processo elettorale da ingerenze straniere

Istituzione di uno scudo democratico a difesa delle libertà costituzionali e dell'integrità del processo democratico dalle ingerenze straniere