Perché è tutto sbagliato e sta andando tutto al contrario

Davvero ci chiediamo ancora perché la democrazia è in crisi?

La democrazia, nel nostro Paese, è in crisi per questo buffonesco gioco delle parti a cui non manchiamo di assistere anche in preparazione delle prossime elezioni regionali.

Uno spettacolo indegno che sembra riprendere il tormentone musicale estivo di quest’anno, perché le cose sembrano andare proprio “tutto al contrario”, con balletti di alleanze a dir poco innaturali tra chi si era promesso battaglia perpetua, promesse elettorali irrealizzabili e parole d’ordine che nulla hanno a che fare con il buon governo.

I candidati del Movimento 5stelle, e quindi ormai quasi tutte le coalizioni di centro sinistra, continuano a proporre l’istituzione di un reddito di cittadinanza regionale, in un Paese dove un infermiere guadagna 1.450 euro al mese e i pensionati vivono con assegni minimi da fame.

Senza contare che il reddito di cittadinanza, nei fatti, continua ad esistere. La Meloni non l’ha abolito ma solo modificato, rinominandolo “assegno di inclusione”; riducendo la platea dei beneficiari di circa il 25% e quindi spendendo circa un miliardo in meno di euro.

E allora la domanda che andrebbe posta è: ma questi presunti redditi regionali che si andrebbero a sommare a quello nazionale, come verrebbero finanziati? O meglio, a scapito di cosa? Della possibilità di farsi una tac? Dell’istruzione dei nostri figli? O di altro?

Di tutto questo vi parlo con maggiore dettaglio in questo video.

Per non parlare delle assurde proposte che vorrebbero un vero e proprio blocco delle infrastrutture necessarie al Paese: come quella di chiudere il termovalorizzatore di Acerra, avanzata dal candidato del campo largo in Campania, Roberto Fico. Un impianto moderno che inquina meno di una strada di campagna e che rappresenta un gioiello tecnologico in un territorio che ha già sofferto una difficile gestione del sistema dei rifiuti. In Italia mancano 11 termovalorizzatori e noi continuiamo a pagare per mandare all’estero la nostra immondizia. Eppure, per ragioni puramente ideologiche, si continua a inseguire il dogma grillino della chiusura.

La verità è che è solo propaganda: nessuno chiuderà davvero Acerra, perché al momento della prova di governo prevalgono sempre gli accordi trasversali e le convenienze personali. E questo è il vero volto del Movimento 5 Stelle: una forza politica che ha promesso tutto e fatto l’opposto, lasciando dietro di sé solo sprechi colossali – dai 129 miliardi del superbonus, ai 35 del reddito di cittadinanza, ai 25 di quota 100. Risorse immense che avrebbero potuto abbassare le tasse e rafforzare i servizi pubblici.

E intanto il Partito Democratico, che un tempo aveva una cultura di governo, si è fatto trascinare in questa deriva populista. Lo stesso PD che difendeva i rigassificatori e i termovalorizzatori oggi si piega alle posizioni più irrazionali, pur di inseguire l’alleato di turno.

E nel centrodestra le cose non sono poi così tanto dissimili. Mancano una manciata di settimane al deposito delle liste e la maggioranza si trova divisa in una guerra intestina per chi sarà il candidato in Veneto. Mancano i candidati in metà delle regioni, per non parlare dei programmi elettorali e quindi di cosa si propongono di fare per i territori, però c’è Salvini, vera variabile impazzita del centrodestra, che pensa di stare al bar dello sport e di poter commentare tutto con la prima cosa che gli passa per la testa: dalle polemiche con il Presidente francese Macron al ponte sullo stretto.

Molti di voi mi scrivono: sì ma allora? Cosa possiamo fare?

Intanto sapere che il problema delle regionali è strutturale. Negli ultimi dieci anni l’affluenza media è stata del 45%, e l’85% dei presidenti uscenti è stato riconfermato. Perché quando l’affluenza diminuisce il sistema premia il voto organizzato e clientelare, mentre allontana i cittadini dalla partecipazione democratica oltre che dal buon governo.

La risposta però, per noi, esiste: fare politica stando sul merito delle questioni, sulle proposte concrete, senza perdere e rinnegare sé stessi. Non promettere l’abolizione delle accise o la fine della povertà con un tratto di penna, ma impegnarsi a risolvere davvero ciò che non funziona, e sapendo che è necessario avere una priorità davanti a tutte: la sanità pubblica.

Insistere, anche quando la strada ci sembra impervia e solitaria affinché non tutto ci sembri così contrario a come lo avevamo immaginato.

L’Italia ha bisogno di una politica completamente ripensata. Azione è nata con questa missione e non la tradirà per convenienza o per qualche accordo elettorale.

CC-Firma

P.S.: Ad inizio agosto ci siamo lasciati con l’impegno di una lettura estiva “Elogio dell’ozio” di Bertrand Russell per la nostra readinglist “Tra le Righe”. Se ti va di commentarlo insieme, ti aspetto lunedì alle ore 19:00. Registrati QUI.