Per una politica (in)credibile
La domanda non è mai “chi” ma “cosa”
Questa settimana, in Senato, si è dato il secondo via libera al disegno di legge costituzionale sulla separazione delle carriere, già approvato in prima lettura alla Camera.
È stato per noi doveroso votare a favore, dal momento che si tratta di un provvedimento che è sempre stato nel nostro programma, sin dalla fondazione di Azione.
Questa riforma serve! E serve per la semplicissima ragione che oggi non c’è una vera indipendenza tra politica e magistratura. In un sistema corretto la politica dovrebbe realmente stare fuori dai meccanismi gestionali della magistratura, tanto quanto la magistratura dovrebbe stare fuori dai meccanismi decisionali e gestionali della politica quando non configurano reato. Del resto, la separazione effettiva dei poteri è un qualcosa di fondamentale per chi vuole difendere la democrazia liberale.
E ancor più che la separazione funzionale – che oggi nei fatti già esiste – quello che davvero è mancato fin qui, è un sistema di governo della magistratura scollegato da quelle che sono le componenti, i sistemi di voto, il sistema di carriera delle correnti della magistratura stessa. Del resto, quanto accaduto col “sistema Palamara” che in realtà non riguarda né solo Palamara né solo quegli anni, lo ricordiamo ancora tutti.
Queste considerazioni superano qualsiasi logica di parte e di fazione. Perché per noi la perdita di credibilità della politica passa proprio dall’anteporre costantemente il “chi” presenta un buon provvedimento al “cosa” si presenta.
IL CASO GERGIEV
Lunedì si è consumato il caso Valery Gergiev, il direttore d’orchestra russo che avrebbe dovuto esibirsi alla reggia di Caserta, nell’ambito della rassegna un’Estate da Re.
Quanto abbiamo denunciato non riguarda la censura di un artista dal momento che non ha nulla a che fare con la sua nazionalità. Gergiev da anni è megafono della peggior propaganda putiniana:
- si è dichiarato a favore dell’annessione russa di parte della Georgia (2008);
- ha diretto concerti a sostegno dell’annessione della Crimea (2014);
- si è esibito a Palmira come gesto propagandistico della Russia in Siria;
- solo pochi giorni fa (17 luglio 2025) dirigeva uno spettacolo al teatro Bolshoi di Mosca dove venivano proiettate immagini e scritte sulla denazificazione dell’Ucraina e a sostegno della “liberazione” di Luhansk.
Da troppo tempo ormai siamo il ventre molle d’Europa, con ospiti che tutte le sere nei talk show portano avanti le tesi di Putin, arrivando addirittura a dire che l’Ucraina non vuole pace, mentre la Russia si appresta a colpire Kyiv con oltre 2mila droni in un solo attacco. Non è più possibile tollerare la connivenza di alcune forze politiche con questa retorica. Oggi la linea di confine è tra chi vuole difendere la democrazia liberale e chi invece porge il fianco a chi vuole distruggerla. E noi continueremo a impegnarci giorno dopo giorno in questa battaglia.
Intanto sia il concerto di Gergiev che quello del pianista ucraino filo-russo Alexander Romanovsky in programma a Bologna il 5 agosto sono stati annullati. Il nostro è un Paese che ha il dovere di rafforzare i suoi anticorpi contro la guerra di disinformazione che la Russia avanza ogni giorno.
Con la nostra On. Federica Onori abbiamo parlato di questo e molto altro in una conferenza stampa insieme a tanti amici che si battono sullo stesso fronte: da Pina Picerno a Filippo Sensi a Benedetto della Vedova.

IL FEMMINICIDIO È UFFICIALMENTE UN REATO
Oggi inoltre abbiamo votato in Senato a favore del DDL Femminicidio insieme a tutte le altre forze politiche per istituire il reato che riconosce questo tipo di violenza e lo punisce intervenendo in maniera specifica.
L’errore sarebbe però fermarsi qui. Perché le leggi da sole non riescono a modificare sempre e immediatamente i comportamenti umani.
La violenza sulle donne è infatti un qualcosa di molto più complesso. Nasce dalla confusione tra amore e dominio e dalla posizione subordinata e dunque dipendente che la donna continua ad avere, al di là della legge, nella realtà della nostra società.
Per questo è necessario iniziare ad investire seriamente in cultura e in prevenzione, rafforzando gli strumenti che già oggi esistono ma che non vengono finanziati a sufficienza e modificando gli aspetti della legislazione che non riescono a prevenire questo fenomeno.
Per affrontare seriamente il tema della violenza di genere provando a coglierne tutte le sfaccettature, dovrebbe esserci un momento di approfondimento che raccolga insieme famiglie, esponenti della cultura, insegnanti, medici e che cerchi di varare un piano ampio, profondo e di lungo periodo.
Forse questo potrebbe essere un importante segno di rispetto per le vittime e le loro famiglie: dimostrare di essere consapevoli della difficoltà del compito che abbiamo davanti, ma perseguire comunque l’obiettivo.
Aspetto di leggere i vostri commenti a riguardo.