Le nostre proposte sull'immigrazione

Le proposte di Azione per contrastare il problema dell’immigrazione clandestina.

Negli ultimi tre anni il numero di migranti arrivati in Italia è aumentato progressivamente: in tutto il 2019 sono stati 11.472 mentre nei primi 10 mesi del 2022 sono stati 85.041. Gli arrivi sono comunque molto inferiori rispetto alla crisi migratoria del 2016 (181.436).

Quando Salvini era ministro dell’Interno gli sbarchi erano inferiori rispetto ai numeri registrati oggi. Tuttavia, la diminuzione degli sbarchi era iniziata già nella seconda metà del 2017, grazie a memorandum siglato con la Libia dal governo Gentiloni (con Minniti ministro dell’Interno), prima dell’insediamento di Salvini al Viminale.

In particolare, rispetto alla crisi del 2016, la riduzione degli sbarchi è imputabile:

  • A Minniti per il 63% 865 sbarchi in meno per una media di 6.404 sbarchi mensili in meno (108.865/17).
  • a Salvini per il 37% 142 sbarchi in meno al per una media di 4.276 sbarchi mensili in meno (64.142/15).

Il calo degli sbarchi rispetto ai picchi del passato è attribuibile dunque per circa due terzi al ministro Minniti e per circa un terzo al ministro Salvini (come evidenziato dall’articolo del Wall Street Journal “Mediterranean Migration to Europe Drops Sharply”).
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Gli arrivi di novembre 2022

Nelle ultime settimane il tema dell’immigrazione è tornato al centro del dibattito politico, con il governo guidato da Giorgia Meloni che per giorni ha impedito ad alcune navi di organizzazioni umanitarie di far sbarcare in Italia quasi un migliaio di migranti salvati nel Mar Mediterraneo.

Il ministro Nordio ha affermato che: “la gestione dei migranti deve essere fatta dallo Stato di primo accesso. Se una nave straniera in acque internazionali accoglie dei migranti, lo stato di primo accesso è quello di bandiera di quella nave, e deve essere gestito da quello Stato. Curato dal porto più vicino, se necessario, ma poi portato nel territorio dello Stato di primo approdo”.

Lo scontro del Governo con le Ong ha riguardato principalmente quattro imbarcazioni:

  • Rise Above di Mission Lifeline con 89 persone a bordo. I migranti provenienti da Costa d’Avorio, Guinea, Tunisia, Egitto, Camerun, Burkina Faso e Liberia sono stati fatti sbarcare al porto di Reggio Calabria perchè è stato considerato un evento Sar (Search and rescue), ossia un salvataggio in mare in caso di naufragio. Secondo la versione ufficiale, la Rise Above sarebbe intervenuta per soccorrere alcune imbarcazioni in area Sar italiana, nello Jonio, e si sarebbe coordinata con le autorità del nostro Paese. Dunque, La Rise Above è stata trattata come i tre mercantili, battenti bandiera francese, liberiana e delle Isole Marshall, che nei giorni scorsi hanno soccorso decine di persone che hanno potuto sbarcare tranquillamente nei porti di Augusta e Pozzallo.
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  • Ocean Viking di Sos Mediterrane 234 persone a bordo. Bloccata nel porto di Catania poiché la richiesta di sbarco è stata respinta dall’Italia e da altri Paesi UE in quanto a differenza della Rise Above l’ONG sarebbe intervenuta in acque di competenza Sar libica. Il Sindaco di Marsiglia ha dato la disponibilità per l’attracco della nave per far scendere tutti i migranti a bordo dell’imbarcazione anche se nelle ultime ore il Ministro degli Interni francese ha bloccato l’intervento.
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  • Geo Barents di Medici senza Frontiere con 572 persone a bordo e Humanity1 di Sos Humanity con 179 persone a bordo. Entrambe sono state bloccate nel porto di Catania per alcuni giorni in quanto a differenza della Rise Above le ONG sarebbe intervenuta in acque di competenza Sar libica. Inizialmente sono stati fatti scendere circa 500 migranti grazie ad un decreto interministeriale che consentiva le operazioni di soccorso di donne, bambini e persone fragili. Martedì 8 novembre, a seguito di un secondo triage sanitario a bordo delle navi, è stato riscontrato un livello di alto rischio psicologico dalla commissione composta Usmaf e medici dell’Asp etnea (in cui operano tre psichiatri, due psicologi, un pedagogista e un infettivologo) che ha comportato lo sbarco di tutti i soggetti rimasti a bordo.


Rimpatri

Le promesse fatte da Salvini nella campagna elettorale del 2018 circa i rimpatri degli irregolari (“cacceremo mezzo milione di immigrati”, dunque 100mila l’anno se si considera un’intera legislatura) sono rimaste ampiamente disattese una volta diventato Ministro.

  • Rimpatri Salvini: 8.383 persone à circa 18,2 al giorno tra il 6 giugno 2018 e il 9 settembre 2019
  • Rimpatri Minniti (nello stesso arco temporale): 8.309 persone à circa 18,1 al giorno tra giugno 2017 e settembre 2018.


Morti in mare

I dati danno parzialmente ragione allo slogan “Meno sbarchi, meno morti, meno dispersi nel Mediterraneo”. In valori assoluti il numero di morti è effettivamente diminuito nel 2018 – 2019.

Tuttavia, il rapporto tra morti e arrivi è più che raddoppiato passando dal 2,8% nel 2017 a 6,6% nel 2019. I decreti sicurezza hanno quindi contribuito a rendere la rotta dalla Libia sempre più pericolosa aumentando così il rischio di non far sopravvivere alla tratta chi ne fa parte.

 

Le nostre proposte

La crisi demografica in corso in Italia è la più grave d’Europa. Per la prima volta, sono negativi sia il saldo naturale che il saldo migratorio: il differenziale tra nascite e decessi è negativo da anni e in rapida crescita (l’anno scorso è stato poco meno di 310.000); il differenziale tra emigrati ed immigrati sta ritornando ai livelli pre-Covid, quando era anch’esso in negativo (già nel 2019, a dispetto della percezione legata agli sbarchi, gli emigrati erano stati più degli immigrati). Tra il 2022 e il 2030 si stima un calo della forza lavoro (15-64 anni), solo nel Centro-Nord, di oltre un milione e 200mila persone: questo perché con la forte diminuzione delle nascite non sarà possibile sostituire chi va in pensione. Il rapporto lavoratori/pensionati, oggi di 3 a 2, si prevede diventi, prima del 2045, di 1 a 1. Le avvisaglie che oggi vivono molti settori produttivi, dove la ricerca di manodopera è diventata difficoltosa (a giugno 2022 il 40% delle nuove posizioni erano di difficile reperimento), sono solo le premesse di una situazione assai più grave, che rischia di danneggiare seriamente il sistema-paese. Per questo, oltre che attivare forti politiche a sostegno della natalità, a favore dei giovani e del loro ingresso nel mercato del lavoro e a tutela della famiglia, occorre governare seriamente i flussi migratori, con politiche pragmatiche e gestibili. Ciò potrà essere fatto affrontando quattro principali problemi: gli ingressi, le politiche di integrazione, le politiche di asilo e la governance del sistema.

L’immigrazione irregolare è un danno sia per i migranti che per i Paesi di destinazione: favorisce lo sviluppo di mafie transnazionali e di politiche internazionali ricattatorie. Il solo modo per far diminuire radicalmente gli ingressi irregolari è ripristinare forme di immigrazione regolare e programmata. Per questo proponiamo:

  1. Combattere l’immigrazione clandestina favorendo ingressi regolari e programmati
    Accordi di cooperazione con i Paesi di origine e di transito (a livello europeo – il “Migration compact” – e nazionale) che prevedano politiche commerciali, difesa, institution building, linee di finanziamento dedicate, allargamento dell’unione doganale, e programmazione dei flussi migratori regolari, sulla base delle esigenze del mercato del lavoro. In questo modo sarà possibile ottenere una collaborazione vincolante sui rimpatri (anche volontari e incentivati) in cambio di forme di controllo rafforzato sulle partenze irregolari.- ristabilire una distinzione tra profughi umanitari (che hanno specifiche tutele internazionali) e migranti economici (che potrebbero inserirsi direttamente nel mercato regolare del lavoro solo con permesso di soggiorno ad hoc). In tal senso è funzionale la reintroduzione della figura dello sponsor per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro a distanza, difficile soprattutto quando si parla di lavori a bassa qualificazione. In questo modo si potrebbe ridurre drasticamente il fenomeno della clandestinità di coloro che alla fine si vedono rifiutare la concessione del visto umanitario. È paradossale infatti che oggi, in presenza di fabbisogno di manodopera, i visti rilasciati per lavoro siano una risibile minoranza.

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  2. Favorire politiche di integrazione dei migranti, dei rifugiati e delle loro famiglie
    Più integrazione e meno irregolarità significa più sicurezza per tutti. Occorrono quindi:

    corsi intensivi obbligatori di lingua e cultura italiana per i neo-arrivati.
    regolarizzazione dei migranti irregolari già residenti in Italia che hanno un lavoro.

    Non abbiamo convenienza a mantenere tassi di irregolarità che finiscono per inquinare la società, favorendo lo sviluppo del lavoro nero, evasione contributiva, concorrenza sleale e vere e proprie sacche di economia criminale.
    Ius Scholae (acquisizione della cittadinanza) per chi abbia frequentato per almeno 5 anni un percorso di formazione in Italia. Inoltre, proponiamo di concedere la cittadinanza a tutti gli studenti stranieri che hanno svolto e completato gli studi universitari in Italia.

  3. Politiche di asilo 
    Vogliamo offrire alle persone in cerca di protezione che arrivano in Europa e in Italia l’accesso a una procedura di asilo rapida ed equa. A tal fine, vogliamo superare il trattato di Dublino e creare un Sistema Europeo Comune di Asilo che, dopo una breve fase di registrazione negli Stati alle frontiere esterne, distribuisca i richiedenti asilo negli Stati membri dell’UE – tenendo conto delle circostanze personali. Rifiutiamo i controlli anticipati della procedura di asilo alle frontiere esterne. Vogliamo vie di accesso più sicure e legali attraverso un’espansione dei corridoi umanitari. Vogliamo sempre garantire il salvataggio in mare, coordinato e finanziato a livello europeo.


  4. Istituire un’Agenzia nazionale unica per le migrazioni 
    Le migrazioni sono un fenomeno complesso, oggi gestito con politiche tra loro contraddittorie da vari ministeri (Interni, Lavoro, Istruzione, Salute, ecc.). Proponiamo l’istituzione di un’Agenzia Unica delle migrazioni per superare la frammentazione di funzioni dei vari uffici che oggi rende complicato l’orientamento per i migranti e i cittadini, ma anche l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, generando inutili complessità.

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