La nostra proposta contro il caro libri

Lo stanziamento per sostenere il costo dei libri non è adeguato

Nella scuola primaria, i libri di testo sono gratuiti per tutte le famiglie indipendentemente dall’ISEE (L.719/1964). Il costo è sostenuto dai Comuni che sono a loro volta rimborsati dal Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM).

Nella scuola secondaria di I e II grado, invece, la spesa dei libri di testo è a carico delle famiglie[1]. Solo per le famiglie con ISEE sotto € 15.493,71 lo Stato, per il tramite di Regioni e dei Comuni, eroga un contributo, al quale molte Regioni aggiungono risorse proprie. Tuttavia, i rimborsi o i bonus forniti dalle Regioni tramite i Comuni[2] variano di molto (da 120 euro massimo in Lombardia a 800 euro massimo in Liguria), perpetrando le disuguaglianze territoriali anche in un settore così strategico per il paese. A ciò si aggiungono i ritardi nelle assegnazioni, dovuti alle complessità burocratiche dei passaggi dal Ministero dell’Istruzione alle Regioni e da queste ai Comuni, per cui l’erogazione alle famiglie presenta in media un ritardo di 2 anni!

In teoria il ministero impone alle scuole secondarie un tetto alla spesa per libri che le famiglie devono sostenere ma tale limite viene facilmente aggirato. Il limite di spesa, infatti, si riferisce solamente ai libri “obbligatori” e non a quelli “consigliati”; quindi, è sufficiente aggiungere i testi fondamentali (es: matematica e italiano) tra i libri “consigliati” e le famiglie saranno comunque costrette ad acquistarli.

Per l’anno scolastico 2023-2024 sono previsti 133 milioni di euro[3] da destinare alla fornitura dei libri di testo (Capitolo 2043 del bilancio del MIM). Come segnalato diverse volte dall’ANCI questo fondo è ampiamente insufficiente a coprire le spese delle Regioni e dei Comuni sui libri di testo. In particolare, infatti:

  • il costo dei i libri di testo delle scuole primarie è di circa 97 milioni di euro
  • secondo i calcoli dell’Associazione degli Editori Italiani il costo dei libri di testo per le famiglie in difficoltà economica è di circa 318 milioni di euro (per572.010 alunni dagli 11 ai 16 anni in difficoltà economica, dato estratto dalle rilevazioni ISTAT).

È di tutta evidenza che la normativa in vigore sia ormai obsoleta e produca, da una parte, inutili sprechi, dall’altra, un servizio assolutamente non equo (fornire gratuitamente, per i 5 anni della primaria, i libri di testo, anche alle famiglie ad alto reddito e non sostenere adeguatamente il diritto all’istruzione agli alunni appartenenti a famiglie disagiate).

Il numero di pagine (e di edizioni) è eccessivo

Sul costo (e sul peso!) dei libri, incide moltissimo la quantità di pagine prodotte, che in Italia è ormai fuori controllo.

Nella scuola primaria, a parità del costo dei libri, il numero di pagine è aumentato del 184% come si evince dalla tabella successiva:

Tabella 1. Numero di pagine complessive dei libri di testo utilizzati nella scuola primaria

 

Nr. di pagine fino al 2003

Nr. minimo di pagine prescritte dal MIUR dal 2004

Nr. di pagine effettive nell’anno scolastico 20/21

Classe 1

128

160

792

Classe 2

192

224

600

Classe 3

320

320

864

Classe 4

448

512

1.632

Classe 5

512

576

1.200

TOTALE

1.600

1.792

5.088

Il Ministero dell’Istruzione, nel 2004, ha definito il numero di pagine minimo ma non un numero massimo, come avveniva precedentemente, provocando una totale deregulation del mercato, con conseguente danno ai piccoli editori e alla qualità del prodotto, a favore della quantità delle pagine offerte, da cui deriva il fenomeno degli “zaini pesanti”, malgrado già nel 1999 l’ISS avesse segnalato le patologie che possono sopraggiungere in età evolutiva. 

Per quanto riguarda le scuole secondarie lo scenario è simile. Basti pensare che in prima media, abbiamo un numero di pagine complessive che va da 4.300 a 5.000, superando del 200% quanto viene prodotto in Francia e in Spagna per il medesimo anno scolastico.

Al costo e al peso occorre aggiungere un altro effetto negativo di libri scolastici enciclopedici: favoriscono una didattica puramente trasmissiva e non incentivano i professori a trovare modi innovativi e laboratoriali di svolgere le lezioni.

Le nostre proposte

  1. Rendere progressivo il supporto alle famiglie per l’acquisto dei libri di testo in tutte le tipologie di scuola: per le famiglie più povere i libri devono essere sempre gratuiti mentre per le altre famiglie si deve stabilire un sussidio variabile sulla base dell’ISEE.
  2. Aumentare da 133 a 300 milioni di euro il fondo per supportare l’acquisto dei libri (Capitolo 2043 del bilancio del MIM).
  3. Regolamentare la produzione di libri di testo per potenziare il mercato dell’usato. In particolare:
  • i libri devono contenere il materiale di un anno scolastico e non di tre o cinque come spesso avviene attualmente (con evidenti vantaggi per quanto riguarda sia il riuso che il peso);
  • le edizioni devono essere valide almeno per 3 anni e devono essere impediti i finti “aggiornamenti” di poche pagine che non consentono il riuso;
  • devono essere effettuati maggiori controlli per verificare che il tetto alla spesa per i libri scolastici non sia aggirato
  1. Incentivare il comodato d’uso dei libri di testo e potenziare le biblioteche scolastiche.

[1] Secondo il monitoraggio effettuato dall’Osservatorio Nazionale Federconsumatori pubblicato a settembre 2022, le spese sono particolarmente alte per gli alunni delle classi prime della secondaria di I e II grado. Nel dettaglio: uno studente di prima media spenderà mediamente per i libri di testo + 2 dizionari 443,03 euro (+3% rispetto al 2021). A tali spese vanno aggiunti +571,60 euro per il corredo scolastico ed i ricambi durante l’intero anno, per un totale di 1.014,63 euro; un ragazzo di primo liceo spenderà per i libri di testo e 4 dizionari 683,46 euro (+2% rispetto al 2021), +571,60 euro per il corredo scolastico ed i ricambi, per un totale di ben 1.255,06 euro.

[2] Solamente la Valle d’Aosta, le province autonome di Trento e Bolzano, la Lombardia e il Friuli gestiscono direttamente la fornitura di libri senza servirsi dei comuni.

[3] Decreto Direttoriale n. 425 del 30/03/2023