Il tribalismo e la politica

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19/01/2021

Conte ha guidato due governi con partiti no-euro e oggi parla solo di europeismo.

In un Paese normale un Presidente del Consiglio che ha guidato due governi con forze politiche che volevano uscire dall'Euro non potrebbe pronunciare un discorso tutto intriso di europeismo e di richiamo ai valori dell'UE, senza prima aver spiegato questo suo radicale cambiamento. 
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In Italia non è necessario. E non è necessario perché Conte sa che la tribù di cui momentaneamente è il capo non è interessata ad altro se non all'assicurazione che muoverà guerra alla tribù nemica.
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In un Paese normale, le pratiche sconvenienti di ricerca di voti in cambio di posti non verrebbero tollerate e tantomeno difese o benedette dal ridicolo uso del termine "costruttori". In Italia invece 
quello di cui ieri veniva accusata la tribù nemica diventa oggi normale e viene persino incoraggiato.
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Il discorso del Presidente Conte è un concentrato di vacuità, ipocrisia e trasformismo. Le attività svolte a suo nome per acquisire voti negli ultimi giorni sono invece un segno di degrado etico e culturale, benedetto peraltro da tutta la stampa che ieri, quando governava l'altra tribù, si stracciava le vesti e parlava di vulnus all'etica pubblica (Repubblica e Il Fatto Quotidiano tra tutti).
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Quello che accade non è colpa dei politici o di Conte; 
la responsabilità è interamente degli elettori che lo tollerano, in nome della vittoria della propria tribù.
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Una nazione divisa in tribù è destinata a declinare, come l'Italia sta peraltro facendo da trent'anni. E sarà così finché i cittadini non riusciranno a muoversi dalla trappola dell'appartenenza e recuperare la libertà di pensiero  e di opinione che serve per avere un Paese sano e ben gestito.
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Portare l'Italia fuori da questa melma di retorica, ipocrisia e incapacità è lo scopo di Azione, la nostra ragione politica.
Quella che vedete non è raffinata politica, 
ma gli ultimi giri di giostra di una classe dirigente priva di idee, ideali, valori e capacità.
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