Il Teatro dell’assurdo: atto unico, le regionali italiane

Il dibattito di queste settimane sulle elezioni regionali non ha nulla a che fare con ciò di cui le Regioni – e quindi i cittadini – hanno davvero bisogno.
Quello a cui stiamo assistendo è un vero e proprio mercato delle vacche: scambi di posti, negoziati che cancellano infrastrutture e moltiplicano sussidi a pioggia insostenibili, discussioni infinite sul numero di mandati, candidature e ricandidature assurde (vedi Puglia). Tutto questo è ributtante e dimostra che c’è qualcosa di profondamente malato nel nostro regionalismo.
Il Partito Democratico sembra aver smarrito totalmente la bussola: propone misure che sembrano uscite da una riunione di un collettivo del liceo, più interessato alla birra e alle canne che alla responsabilità di governo. Dalla Calabria al Veneto il copione è sempre lo stesso. Emblematico è quanto sta accadendo in Toscana, dove Giani è arrivato a firmare in pompa magna un accordo con il M5S che prevede solo assurdità: reddito di cittadinanza, no alle infrastrutture e altre promesse irrealizzabili. Nessuno di questi punti è stato discusso con Azione. Se il programma di governo di una Regione lo decide la senatrice Taverna, noi non ci saremo.
E a chi, come Renzi, ci accusa di “regalare il centrosinistra ai radicalismi e il Paese a Meloni”, rispondiamo così: il Terzo Polo ha fatto campagna per il rigassificatore e contro il reddito di cittadinanza. Il 7 settembre 2022 eravamo insieme, collegati davanti ai principali luoghi simbolo delle infrastrutture strategiche del Paese – da Roma, Acerra e Piombino fino a Melendugno, Ravenna e Brescia – per testimoniare la necessità di opere fondamentali per lo sviluppo e la crescita dell’Italia.
Siamo in Parlamento perché i cittadini hanno votato quel programma, non quello della Taverna. Ad Azione tanto basta.
Noi continueremo a batterci per infrastrutture, lavoro e serietà di governo. Il resto lo lasciamo ai teatrini di chi ha scambiato la politica per un’agenzia di collocamento.
