Il Bilancio 2025: (di) tutto quello che manca

Oggi, in mezzo alla solita, inutile cagnara di un dibattito parlamentare privo di contenuti e pieno di slogan e insulti reciproci, ho cercato di dare un giudizio articolato e oggettivo della Legge di Bilancio. E ciò che evidentemente manca, ancora una volta, è un’idea di Paese e del suo futuro. Crescita, giovani, donne, ricerca, cultura, energia: insomma tutto ciò che serve a costruire sviluppo e opportunità. Dopo tre anni di governo non è più accettabile.

Ho ascoltato con attenzione le parole del ministro Giorgetti e ho trovato condivisibile l’approccio prudente sui conti pubblici e l’obiettivo di evitare la procedura di infrazione. Per questo ho evitato il sarcasmo che, a parti inverse, li avrebbe visti urlarci al “golpe”. Ma per noi è più importante riconoscere ciò che è utile al Paese piuttosto che fare propaganda. Bene anche la reintroduzione di Industria 4.0 nella forma dell’iperammortamento, uno strumento che stimola davvero gli investimenti senza pesare immediatamente sui conti dello Stato. Positivo anche l’aumento del finanziamento alla sanità oltre l’inflazione, fatto raro nelle legislature italiane, così come sono utili i provvedimenti legati alla detassazione dei salari di produttività.

Ma tutto questo non basta.

Una Legge di Bilancio dovrebbe essere la traduzione di una visione strategica del Paese. Qui la visione non c’è.
Manca una strategia seria sui salari: senza un salario minimo e senza un intervento deciso contro situazioni di lavoro para-schiavistico non possiamo parlare di dignità del lavoro. Manca una scelta chiara su giovani e donne: si preferiscono micro-tagli fiscali dispersi su milioni di persone, che alla fine non producono effetti reali e vengono riassorbiti da altre tasse, invece di concentrare risorse dove servono davvero.

Sulla crescita e sull’energia il vuoto è totale.
Non si toccano rendite e monopoli; si rinnova una concessione come quella di Enel Distribuzione senza gara, permettendo persino di scaricare i costi sui cittadini in bolletta. Nessuna politica industriale seria, nessuna presa di posizione sulle vicende industriali come le cessioni del gruppo Elkann, nessun utilizzo vero degli strumenti di tutela nazionale come il golden power. Così si lascia il Paese in balia delle scelte di pochi.

Sanità, semplificazione, difesa: problemi aperti e irrisolti.
Non basta mettere soldi nella sanità se poi si permette a regioni come Sicilia, Calabria o Campania di continuare a usarla come bacino elettorale senza migliorarne efficienza e qualità. Sulle semplificazioni amministrative nessun passo avanti reale. E sulla difesa – contrariamente alla propaganda – la spesa addirittura diminuisce, mettendo l’Italia in difficoltà rispetto agli impegni europei e internazionali.

Infine, resta un enorme problema politico interno alla maggioranza: una Lega divisa, oscillante tra populismo e tentazioni anti-europee, e un governo che finge di non vedere. Prima o poi questo nodo verrà al pettine. Bisogna decidere se stare in Europa con serietà o continuare con slogan e propaganda.

Ribadisco: la scelta di salvaguardare i conti pubblici è giusta, ma sarebbe stato onesto accompagnarla almeno con una parola di scuse verso i cittadini, dopo anni di promesse elettorali irrealizzabili. Ciò che manca è un progetto. E senza progetto non c’è futuro.

Continueremo a batterci perché l’Italia torni ad avere una direzione chiara, moderna, europea, fondata sul lavoro, sulla crescita e sulle opportunità per tutti.

Approfitto anche di questa occasione per farvi i miei più sinceri auguri di buon Natale e di un sereno fine anno. Che siano giorni di riposo, vicinanza alle persone care e fiducia nel futuro del nostro Paese.