Contro tutti gli estremismi
Ieri in Senato si è consumata una giornata che – al netto dei teatrini e delle solite contrapposizioni – ci racconta con chiarezza due cose: quanto sia profonda la crisi della politica italiana e quanto sia urgente tornare a occuparci della realtà, non delle bandierine ideologiche.
Si discuteva il cosiddetto “Decreto Sicurezza”, e come spesso accade con questa maggioranza, la soluzione proposta è l’inasprimento delle pene, l’aggiunta di nuovi reati, un catalogo sempre più lungo di aggravanti. Una rincorsa a chi la spara più grossa, senza un’idea concreta di come si garantisca davvero la sicurezza ai cittadini.
Ma la sicurezza non si ottiene con vagonate di norme simboliche. Si ottiene con la prevenzione: con una scuola che funziona, una giustizia rapida, un carcere che rieduca davvero. Si ottiene sostenendo le forze dell’ordine, rafforzando i servizi sociali, investendo nei territori. Questo decreto, al netto di alcuni articoli condivisibili, è illiberale e inutile.
Purtroppo, il dibattito si è presto trasformato in una gara di provocazioni. Da una parte l’opposizione che, in segno di protesta, ha messo in scena un sit-in in mezzo all’Aula del Senato: un gesto più da liceo che da luogo delle istituzioni. Dall’altra, una maggioranza che ha reagito con insulti gravissimi, con rappresentanti di Fratelli d’Italia che continuavano a definirci “amici dei mafiosi e dei terroristi” e a vomitare altre amenità simili.
Ed è proprio questa polarizzazione continua, questa violenza verbale, questa radicalizzazione sistematica del dibattito a essere il vero pericolo per la nostra democrazia. E se è assurda e improduttiva quando riguarda la politica italiana, diventa a dir poco pericolosa quando si trasferisce sul livello internazionale, soprattutto quando ci sono due conflitti alle porte dell’Europa. Un dannoso tifo da stadio che non affronta le complesse sfaccettature di quanto ci circonda ma inasprisce gli animi e crea pericolose tensioni.

Sarà un momento di ascolto e riflessione, lontano dagli slogan e dalle semplificazioni, perché per noi israeliani e palestinesi non possono che avere un destino comune. Solo da questo mutuo riconoscimento potrà nascere la pace.
Con noi ci saranno anche due ospiti che rappresentano, con le loro storie personali, il dolore e la possibilità di un’altra strada:
- Aviva Siegel, ex ostaggio del 7 ottobre, rapita da Hamas nel Kibbutz di Kfar Aza e poi rilasciata. Una donna che ha visto l’orrore da vicino, e che non ha mai smesso di chiedere pace e convivenza.
- Hamza Howidy, attivista palestinese del movimento Bidna Naish (“Vogliamo vivere”), una delle voci più coraggiose nel chiedere la liberazione degli ostaggi e il disarmo di Hamas.
Inoltre durante l’evento esprimeremo il nostro sostegno a due realtà straordinarie: CESVI, un’organizzazione umanitaria italiana che da quasi 40 anni opera in tutto il mondo per combattere la povertà e promuovere i diritti umanitari. Oggi impegnata sul campo per garantire l’accesso agli aiuti umanitari (cibo, acqua, medicine) alla popolazione palestinese nella striscia di Gaza (QUI puoi fare loro una donazione) e Hostages and Missing Families Forum, un’organizzazione civile impegnata nella liberazione dei cittadini israeliani tenuti in ostaggio da Hamas (QUI il link per la donazione).
Molto è stato detto sull’evento di domani, anche in relazione alla manifestazione organizzata per il giorno dopo a Roma da Fratoianni, Bonelli, Conte e Schlein. Non abbiamo assolutamente nulla contro quella manifestazione, solo non condividiamo ciò che manca e che non sono stati disposti ad integrare nella loro piattaforma: il disarmo di Hamas, il contrasto di chi vuole la distruzione dello Stato di Israele, una netta, chiara, forte e pronunciata condanna degli atti di antisemitismo a cui stiamo assistendo.
Saremo tantissimi e sono rimasti gli ultimi posti disponibili, QUI puoi riservarti il tuo posto.
Vi aspettiamo. Contro tutti gli estremismi.
