Tanto rumore a beneficio di showmen e criminali
Ecco perché l’Europa è più sola che mai
Il vertice di Anchorage è stato presentato come un evento storico. In realtà si è rivelato per quello che era: una messinscena, costruita per dare a Putin e Trump esattamente ciò che volevano. Al primo, una riabilitazione internazionale. Al secondo, un palcoscenico. Nulla di più, nulla di meno.
Il risultato è stato un disastro su tutta la linea. Per l’Ucraina, che non ha ricevuto alcun impegno concreto né un percorso credibile verso la pace. Per gli Stati Uniti, che hanno scelto di infliggersi un’umiliazione plateale accogliendo come un capo di Stato rispettabile chi ha invaso e devastato un Paese sovrano. Per l’Europa, spettatrice inerme di una partita che in realtà riguarda la nostra sicurezza, la nostra economia, il nostro futuro.
Putin ha ottenuto ciò che voleva: le immagini di un leader accolto con il tappeto rosso, i jet americani che sorvolano in segno di onore, i gesti che certificano – agli occhi del mondo – il suo ritorno sulla scena come protagonista legittimato. Trump, dal canto suo, non ha mostrato la forza e la lucidità che ci si aspetterebbe dal presidente della principale democrazia occidentale. È apparso debole, piegato al ruolo di comprimario, interessato a compiacere piuttosto che a guidare. Pensate che in un’intervista televisiva è arrivato a spiegare qual è la visione di Putin sulla democrazia americana e sul voto per corrispondenza. Un presidente degli Stati Uniti che si fa portavoce di un dittatore: basta questa immagine per misurare la profondità della crisi in cui siamo entrati.
E per noi europei la lezione è dolorosa ma chiara. Non possiamo continuare a inseguire, a mendicare attenzione, a illuderci che Trump “ci conceda” qualcosa. È un atteggiamento squallido e fallimentare. Non serve sperare che Zelensky, andando a Washington, trovi un alleato forte. Sappiamo già quale sarà la risposta: “Accetta le condizioni di Putin”.
L’Europa, dunque, è più sola che mai. Non nel senso che debba abbandonare l’alleanza atlantica, che resta indispensabile, ma nel senso che non può più delegare nulla a leadership così inaffidabili e pericolose.
E quindi? Cosa fare?
È arrivato il momento di essere e comportarsi da grande potenza. Serve un formato regolare di incontri tra i grandi Paesi europei per costruire posizioni comuni. Serve una politica estera e di difesa che ci permetta di incidere realmente e garantire sicurezza. Serve una linea condivisa non solo sull’Ucraina, ma sull’economia, sull’industria, sulla risposta ai dazi, sulla politica energetica.
Perché se c’è un momento in cui è determinante risvegliare l’orgoglio europeo, quel momento è adesso
