Digitale, all’Italia serve un salto di qualità

Notizie
12/06/2020

Il commento di Giulia Pastorella e Mara Mucci sull'indice di digitalizzazione 2020, pubblicato ieri dalla Commissione Europea.

Ieri la Commissione Europea ha pubblicato l'indice di digitalizzazione dell'economia e della società (DESI) per il 2020. Purtroppo è stata un'ulteriore conferma che l'Italia è indietro anni luce rispetto ai grandi partner europei, 25esima su 28 Paesi, con la perdita di un posto rispetto all'anno scorso. Il rapporto sottolinea che in Italia sussistono carenze significative per quanto riguarda il capitale umano: rispetto alla media UE, il nostro paese registra livelli di competenze digitali di base e avanzate molto bassi. Anche il numero di specialisti e laureati nel settore ICT è molto al di sotto della media europea.

Queste carenze in termini di competenze digitali nella popolazione si riflettono nel modesto utilizzo dei servizi online, compresi i servizi pubblici digitali. Questo determina due conseguenze:

1) L'incapacità di sfruttare a pieno qualsiasi intervento volto a migliorare la situazione, perché spesso troppo complesso per essere compreso, come è successo con il ricorso al credito d'imposta per la "Formazione 4.0", il cui uso è stato significativamente inferiore alle aspettative a causa dei vincoli normativi;

2) La mancanza di competenze multidisciplinari dentro la PA rende difficile l'attuazione dell'agenda digitale da parte delle nostre amministrazioni, e di ripensare i processi in chiave digitale per tendere ad una effettiva semplificazione.

L'Italia avrebbe bisogno di un salto di qualità. Qualche spunto viene dal Piano Colao, che propone incentivi per la formazione digitale dei lavoratori e per assunzioni di profili specialistici, un programma didattico sperimentale per migliorare le competenze digitali degli insegnanti, un generico "incremento della digitalizzazione del comparto scuola e università" un coinvolgimento del Servizio Civile per ridurre il digital divide dei bambini e delle famiglie più povere. Tutto questo va nella direzione giusta, ma per migliorare la cultura digitale in Italia servono interventi più completi, che agiscano su tutte le fasce d'età, dai primi giorni di scuola fino alla pensione, per migliorare e rafforzare le competenze digitali.

Ma soprattutto serve che queste misure siano facilmente fruibili, perché come sempre la fase implementativa é quella in cui il nostro Paese spesso fallisce.