La nostra posizione sull'autonomia differenziata

Premessa

Il 19 giugno 2024, è stata approvata in via definitiva la legge sull’autonomia differenziata, una legge quadro, che stabilisce i principi e le modalità in base alle quali le ragioni a statuto ordinario possono chiedere di avere maggiori competenze in alcune materie o ambiti di materie, come previsto dall’art. 116, terzo comma della Costituzione, sulla base di un’intesa stipulata con lo Stato e approvata dal Parlamento.

Il 14 novembre 2024, la Corte Costituzionale ha stabilito che la legge sull’autonomia differenziata non viola la Costituzione nel suo complesso, ma ha dichiarato incostituzionali sette specifiche disposizioni del testo.

La principale criticità riguarda alcune parti della legge che non rispettano i principi di uguaglianza, solidarietà e buon funzionamento dello Stato, soprattutto per quanto riguarda i cosiddetti LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni), cioè i servizi minimi garantiti a tutti i cittadini indipendentemente dalla regione in cui vivono.

La Corte ha chiesto al Parlamento di intervenire per correggere le criticità e rendere la legge pienamente operativa e coerente con la Costituzione, determinando un rallentamento del percorso di attuazione dell’autonomia differenziata e sollevando dubbi sulla possibilità che la riforma venga effettivamente portata a compimento.

I 7 punti dichiarati incostituzionali dalla Corte Costituzionale

✘ Mancanza di criteri direttivi per i LEP  

La legge affidava al Governo la determinazione dei LEP senza indicare criteri precisi, violando la necessaria garanzia costituzionale.

✘ Aggiornamento dei LEP tramite DPCM

È incostituzionale che i LEP possano essere aggiornati con semplici Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, senza passaggio parlamentare.

✘ Estensione dell’autonomia alle Regioni a statuto speciale

La legge consente loro di ottenere autonomia come le Regioni ordinarie, ignorando che devono invece modificare i propri statuti speciali.

✘ Facoltatività nel contribuire alla finanza pubblica

La legge prevede che le Regioni con maggiore autonomia “possano” (e non “debbano”) partecipare al risanamento della finanza pubblica, minando la solidarietà nazionale.

✘ Modifiche fiscali tramite decreti interministeriali

È incostituzionale permettere la modifica delle aliquote fiscali regionali senza legge ma con semplici decreti firmati da più ministeri.

✘ Attribuzione di intere materie e non singole funzioni

La legge consente di trasferire intere competenze e non solo funzioni specifiche, ampliando troppo il potere delle Regioni.

✘ Mancanza di vincoli per l’attuazione delle intese Stato-Regioni

Le intese tra Stato e Regione per l’autonomia non prevedono sufficienti limiti o controlli, rischiando una disomogeneità nell’ordinamento.

La nostra posizione

Riteniamo che questa riforma sia dannosa per il Paese: è progettata male, consente di devolvere alle regioni materie che devono rimanere di competenza statale e inoltre non verrà mai attuata perché mancano i soldi per finanziare i LEP.


L’autonomia doveva avanzare insieme alla riforma del Titolo V per garantire coerenza istituzionale

È imprescindibile il riordino della suddivisione delle materie previste dall’articolo 117 della Costituzione e della relativa possibilità di devolverne una parte alle Regioni che ne facciano richiesta.

Le contraddizioni sono eclatanti

Sono teoricamente devolvibili alle regioni materie di carattere strategico a livello nazionale come la produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia o le grandi reti di trasporto e di navigazione. Proponiamo di escludere le seguenti materie:

❍  il commercio con l’estero

❍  l’istruzione

❍  le grandi reti di trasporto e di navigazione

❍  l’ordinamento della comunicazione

❍  la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionale dell’energia

❍  i rapporti internazionali e con l’Unione europea delle Regioni

Senza fondi per i LEP, l’autonomia resta sulla carta

Considerato che la legge prevede che prima di delegare le diverse materie lo Stato debba definire e finanziare i relativi LEP, l’autonomia rimarrà inapplicata ancora a lungo.

La situazione di bilancio italiana, infatti, non consentirà nel breve termine di stanziare decine di miliardi di euro per il finanziamento dei LEP.