L’intervista del Segretario Carlo Calenda al Corriere della Sera

Notizie
24/07/2024

Di seguito, l'intervista di oggi, mercoledì 24 luglio, del Segretario nazionale Carlo Calenda al Corriere della Sera.

Carlo Calenda lei non si è unito alla compagnia del campo largo…

L’unica compagnia a cui ha un senso unirsi è quella in cui ti dicono che cosa vogliono fare per l’Italia. Siccome in quella compagnia lì non c’è un singolo argomento su cui siano d’accordo, dalla NATO all’Ucraina, dal lavoro all’energia, a che cosa ci dovremmo unire? Che proposta è quella del campo largo per governare il Paese nella più difficile fase della storia dell’Occidente?

Ma lei sul salario minimo era d’accordo.

Certo e Renzi disse che si trattava di un provvedimento populista. La verità è che questo paese ha disperato bisogno di un’agenda di governo seria e responsabile e non se ne scorge traccia. A destra come a sinistra.

Ora siete tutti uniti contro l’autonomia differenziata.

Sul “tutti contro” si troverà sempre un’amplissima convergenza; è sul cosa fare dopo che nascono i problemi . Oggi due terzi delle prestazioni sanitarie del sud è in ritardo. C’è l’autonomia al sud?

No

Ecco allora forse oltre a dire che si è contrari all’autonomia devi dire come vuoi risolvere il problema del Sud.
Ho rivolto un appello per fare insieme una proposta comune per la prossima legge di bilancio. Nessuna risposta. La verità è che tutto una presa in giro.

Cioè?

È come la partita del Cuore. Schlein che scherza con La Russa come fossero amiconi dopo che da mesi il PD gli dà del fascista. Come ha scritto Gramellini “ce li vediamo Gramsci e Starace a prendersi a pacche sulle spalle”. E ancora Renzi che fa della foto con Schlein l’incipit di un cambio di posizione politica che l’ha portato dal far votare La Russa e al dichiararsi erede di Berlusconi a zompare a piè pari e senza condizioni nel campo largo. È uno spettacolo, non è più politica. Diciamo la verità le immagini di quella partita dicono che “il Re è Nudo”.

In che senso?

“Ci fanno capire che gli allarmi democratici, le accuse di fascismo e comunismo sono tutte favole che servono a tenere buoni i cittadini. La verità è che il conflitto perenne è uno spettacolo che serve alla destra e alla sinistra per militarizzare gli elettori senza dover portare alcun risultato. Ma intanto hanno allontanato un elettore su due. Questo è l’unico pericolo democratico vero.

Una presa in giro, dice lei…

Si, e di questo passo l’Italia salta in aria. Eppure nulla sembra cambiare: le liste d’attesa sanitarie si allungano; i ragazzi scappano; il Sud è in dissesto ma noi continuiamo con lo stesso spettacolo, imperterriti.

Ma così non rischiate di restare soli?

Intanto qualcuno dovrà pure avere l’onestà di dirle queste cose ai cittadini. Ma aggiungo, la nostra disponibilità a votare riforme giuste o a sostenere candidati capaci come De Pascale in Emilia, ci sarà sempre. Azione è nata sul presupposto che l’Italia non può continuare a perdere tempo dietro a questo teatrino che non produce nulla. Senza un centro repubblicano pragmatico e serio questo paese non regge. Metà della sinistra e due terzi della destra non hanno votato la Commissione Europea. Ma come si fa a stare insieme in Italia e uno contro l’altro in Europa. Poi uno dice che non contiamo nulla.

Quindi niente campo largo.

Sono dibattiti estivi e inutili. Esisterà un campo largo quando esisterà un programma e ci saranno le elezioni politiche. La politica non è un gioco, è qualcosa che incide sulla vita delle persone.
Dall’inizio dell’anno Stellantis ha tagliato di un’ulteriore 25% la produzione in Italia. Ma di questo non parliamo. Urso convoca tavoli e va e Landini che parla di chi deve prendere parte al campo largo.

Perché Landini non ne ha parlato?

Perché lui non fa il sindacalista, fa il politico. E detta l’agenda al PD che infatti è quella della Cgil: decine di miliardi in più per la sanità. Ma anche il taglio del cuneo fiscale, ma anche le pensioni; ma pure gli stipendi dei dipendenti pubblici e via andare. È esattamente il principio Mélenchon in Francia.
Dunque, per quanto lunga e difficile non c’è che una strada: costruire un’area del buongoverno al centro dello schieramento politico, aperta al dialogo, che non aizzi l’odio tra cittadini ma che tenga ben saldi i propri valori Occidentali, di responsabilità sulla finanza pubblica; di impegno a promettere solo ciò che si può realizzare. Da noi massima disponibilità a discutere di un’agenda di Governo, ma non andiamo a fare i cespugli dei populisti per quattro posti in Parlamento.

(a cura di Maria Teresa Meli)