Letta sapeva che così avremmo rotto

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09/08/2022

L'intervista di Matteo Richetti. 

Matteo Richetti, siete stati accusati da Letta e Bonino di non averli avvertiti prima dello strappo. Lei che è stato tra i protagonisti della trattativa, che cosa risponde? 

"Non è vero. Io ho seguito ogni fase. Noi venerdì siamo andati con Della Vedova da Letta. Ci aveva chiamato lui per informarci - visto che non era previsto dall'accordo che avevamo sottoscritto - che stava per siglare altri patti con altre forze politiche su altri contenuti. In presenza di tutti Carlo si è rivolto al segretario del Pd dicendogli: 'Enrico se lo fai, tu rompi l'intesa che abbiamo sottoscritto'. Letta gli ha risposto: 'Ma io rispetto i contenuti di quell'intesa'. E allora Carlo gli ha replicato così: 'Rompi il senso di una competizione in cui c'è una coalizione con due frontmen che si rivolge all'Italia che ha sostenuto Draghi per cacciare a casa chi Draghi lo ha tradito e pugnalato alle spalle'".

E il segretario Pd a quel punto che ha fatto? 

"Ci ha detto che chi la fiducia l'aveva votata come chi non l'aveva mai votata pari erano nella coalizione perché bisognava sconfiggere le destre. Quindi ha insistito nel dire: 'Il nostro accordo è rispettato in tutto, anche nei numeri'. A quel punto Calenda gli ha replicato, e questo sono pronto a testimoniarlo davanti a chiunque, 'Enrico facciamo 90 a 10, anzi tieni tutti i collegi tu, non hai capito che ti sto ponendo un problema politico'".

Insomma Richetti, lei sta dicendo che sia Letta che gli alleati di +Europa sapevano della rottura imminente.

"Già, Carlo ha sempre agito con trasparenza, senza malafede. Se gli si può muovere un’obiezione è quella di aver peccato di ingenuità nei confronti del Pd, che si è messo a inseguire la prima sirena rossoverde che passava".

Raccontano che lei sia andato a Capalbio sabato scorso per convincere Calenda a non rompere…

"Non è così. Di fronte alle decisioni difficili stiamo insieme, non ci lasciamo mai da soli, per questo ero lì. Leggo retroscena in cui avrei tentato di dissuadere Carlo, ma se proprio devo dire la verità c’è stata una grande dialettica tra me e lui prima della firma di quell’accordo con il Pd perché secondo me c’erano enormi problemi. Poi è vero che, come è normale che sia, abbiamo avuto un confronto molto serrato prima di prendere una decisione che io condivido totalmente".

Lei viene descritto come un trattatista che voleva l’accordo con il Pd.

"Io penso di conoscere il gruppo dirigente dem meglio di chiunque. E posso dire che abbiamo fatto un unico errore di fondo: chiedere al Pd ciò che il Pd non ha mai fatto, cioè scegliere, decidere se è un partito centrale in un’opzione riformista o se è un patto perno di tutto ciò che dall’estrema sinistra al mondo liberale contrasta la destra".

Però questo lo sapevate, perché lo dicevate già.

"Pensavamo che mettendo nero su bianco un accordo andasse diversamente. Ma dal giorno dopo i vari Fratoianni e Bonelli hanno cominciato a irridere quell’intesa e l’agenda Draghi. Il Pd che avrebbe dovuto rispondere non lo ha fatto, anzi Letta ha dato plasticamente vita a una foto al cui confronto quella di Vasto fa sorridere. In un mezzo pomeriggio ha messo in fila un patto con Bonelli, un patto con Fratoianni, una foto con Fratoianni e Bonelli, un patto con Di Maio e Tabacci. Così facendo ci ha mandato messaggio forte e chiaro: al centro c’è il Pd, attorno può esserci la qualunque".

Lei è stato un renziano della prima ora: è ancora in rapporti con Renzi?

"È evidente che con Matteo c’è un rapporto e c’è un dialogo costante".

Dovete ancora fare le liste, riuscirete a raccogliere le firme o pensate a un accordo con Renzi?

"Io ho fatto domenica notte in ufficio, stiamo spingendo al massimo. Ci siamo messi in un’ottica di una corsa fortemente autonoma e anche di rottura".

Cioè andrete da soli?

"Dobbiamo ancora prendere una decisione rispetto al rapporto con Italia Viva. Però quelli di Iv non perdono il vizio di voler delegittimare chi fa scelte che loro non condividono. Ho visto il mio collega, questo Nobili, evocare addirittura il bonus psicologico per Calenda. Ora invece siamo pronti a essere salvatori della Patria. Su questo va fatta chiarezza. Noi di Azione abbiamo una linea precisa, come abbiamo dimostrato al Pd: se una strada è seria e praticabile la si percorre, se si rivela un inganno la si interrompe e questo vale anche per il rapporto con Renzi che si deciderà nelle prossime ore".

L'intervista su il Corriere della Sera