Il riformismo come antidoto a demagogia e sovranismi

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25/03/2023

L’intervista al Messaggero di Mariastella Gelmini

Senatrice Gelmini, qual è il bilancio finale del Consiglio Europeo sul tema dell’immigrazione?

«Il risultato del Consiglio è deludente. Ancora una volta la questione viene liquidata a margine del vertice (non era neppure nell'ordine del giorno ufficiale) con poche righe. Se ne riparlerà fra tre mesi: nel frattempo l'Italia resta sola ad affrontare una sfida epocale. Intendiamoci non è solo una responsabilità nazionale: il governo sull'immigrazione è molto confuso, ma l'Unione Europea non si può chiamare fuori. Abbiamo avuto dall'inizio dell'anno un numero esorbitante di sbarchi (il triplo di quelli di un anno fa). Almeno un fatto positivo però c'è stato».

Quale sarebbe?

«Il colloquio con Macron. L'Italia ha bisogno dell'aiuto in primo luogo dei Paesi confinanti. E il contrasto con l'Eliseo è stato insensato. Perché chi arriva in Italia spesso non considera il nostro Paese come il punto di arrivo, ma di partenza. Il bilaterale italo-francese è un primo passo. Speriamo che il realismo e il buon senso abbiano la meglio. Dobbiamo uscire dalle curve da stadio e dire agli italiani la verità. Serve un patto nazionale per affrontare questo problema serve parlare in Europa con una sola voce».

Anche Macron, assediato in patria dalle piazze, ha i suoi problemi...

«Il riformismo non è un pranzo di gala, ma il presidente francese è stato coraggioso. Stiamo parlando di un innalzamento dell'età pensionabile di due anni, a 64 anni. Quello francese è comunque un sistema previdenziale fra i più generosi d'Euroра».

È un modello per il vostro partito unico?

«Quel provvedimento è sacrosanto e spiega cos'è il riformismo: occorre guardare oltre il consenso momentaneo e pensare al futuro che stiamo costruendo. La politica deve guidare e non farsi guidare. Con Calenda e Renzi stiamo costruendo la casa dei riformisti come antidoto alla demagogia e ai sovranismi e siamo già insieme a Macron in Renew Europe. Pur dai banchi dell'opposizione abbiamo avanzato proposte su sanità, istruzione, industria 4.0 e energie rinnovabili e nucleare».

Nel frattempo al Senato state esaminando il decreto migranti. Che opinione vi siete fatti?

«Siamo al secondo decreto sul tema e, ancora una volta, temo che cambierà poco o nulla. È un provvedimento modesto. Fare la faccia feroce con gli scafisti, innalzando le pene, per quanto sia una misura giusta, non fermerà le partenze. Le misure di allargamento dei flussi regolari sono condivisibili ma troppo timide, rischiano di essere solo "nominali". Poi c'è il tema della riduzione della protezione speciale: un inutile tributo a Salvini. Cercheremo di migliorare il provvedimento, ma è davvero poca cosa. Se si pensa di risolvere il problema soltanto indicando i nemici (ora le ong, ora gli scafisti), non andiamo da nessuna parte».

Anche voi vi allineate alle critiche della sinistra al governo per la tragedia di Cutro?

«No, era sbagliata la demagogia dei blocchi navali ed è sbagliato dire che il governo ha le mani sporche di sangue. Vogliamo essere razionali? Queste tragedie sono avvenute con tutti i governi. Dopodiché è evidente che qualcosa non ha funzionato se così tanti migranti, donne e bambini, muoiono a pochi metri dalla costa italiana. Ma non ci stiamo a colpevolizzare la nostra guardia costiera, le nostre forze dell'ordine: salvano migliaia di vite».

Quale è la vostra proposta?

«La prima questione è condividere il principio che le persone in mare si salvano sempre. Urge il ripristino di una missione europea come Sophia e dobbiamo ricercare accordi con i Paesi africani e non solo con la Libia, per fermare le rotte illegali. Servono investimenti nei paesi di partenza e l'incremento dei flussi regolari. E occorre implementare realistiche strategie di redistribuzione. Fintanto che non riusciamo a limitare gli arrivi, dobbiamo anche avere strutture adeguate perché con questi numeri, con la bella stagione rischiamo una situazione spaventosa. Per questo Calenda ha proposto un'agenzia nazionale per l'immigrazione e un commissario nazionale».

E l'Europa che ruolo ha?

«L'Europa non è esente da colpe. Va chiamata in causa, nelle sedi opportune. Ma l'Unione è una somma di Stati e di politiche nazionali e il governo italiano deve capire che si è scelto gli alleati sbagliati. Orban è il primo nemico della redistribuzione dei migranti: lavora contro il nostro interesse nazionale. Prima il governo lo capisce e meglio è. Siamo di fronte a un problema epocale, non ci sono soluzioni semplici. I porti chiusi non sono mai esistiti. L'accoglienza per tutti non è stata praticata neppure dai governi di sinistra. Smettiamola di raccontare balle agli italiani».

(Intervista a cura di Ernesto Menicucci)