Citano Garibaldi e poi spaccano l’Italia

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04/02/2023

L'intervista alla Presidente Mara Carfagna su Repubblica

Mara Carfagna, ex ministra del Sud e presidente di Azione, l’autonomia differenziata appena licenziata dal Cdm è un bluff, un contentino a Salvini in campagna elettorale in Lombardia, o un regalo, vero, alle regioni del Nord?
"Intanto direi che è una riforma da respingere in toto. Mi chiedo due cose. La prima: come fa chi si è opposto vent’anni fa alla riforma del titolo V della Costituzione ad attuare l’autonomia nella sua forma più divisiva ed estremista? E poi come fa la patriota Meloni a sottomettersi alla minoranza della Lega, su un progetto che è inviso alla maggioranza degli italiani: medici, imprenditori, insegnanti, quasi tutti i governatori del Sud?".


E cosa si risponde?

"Che è una norma manifesto, con la quale lo Stato rinuncia a gestire temi cruciali, come la sanità, la scuola, i trasporti, l’energia. E abbiamo già visto quale è stato il prezzo di altre norme manifesto, dal reddito di cittadinanza a quota 100. Un prezzo che ancora paghiamo. Più che il governo Meloni è il governo Salvini-Calderoli: a 100 giorni dall’insediamento l’unico provvedimento che affronta un tema serio, nel modo sbagliato, di questo esecutivo è l’autonomia".


Berlusconi ha detto subito: la norma va migliorata in Parlamento. Ci sarà un asse col Terzo Polo?
"Premessa: non ci poniamo il tema di cosa fare con chi. Niente tatticismi. Facciamo battaglie a viso aperto in Parlamento. Ma se su questo aspetto c’è un asse con Forza Italia, nessun problema, anzi".

Cosa la preoccupa di più del ddl varato dal consiglio dei ministri, fra gli applausi leghisti?
"Spacca il Paese. Scavalca il Parlamento, che si troverà a ratificare intese con i presidenti di Regione come avviene con i capi di Stato stranieri. Questa maggioranza cita Garibaldi, ma poi torna a uno schema da Italia prerisorgimentale, con tanti staterelli diversi. Soprattutto, penalizza il Meridione. I livelli essenziali delle prestazioni, con questa riforma, vengono affidati a una cabina di regia politica. Non si è capito come saranno finanziati, mentre con il governo Draghi sono riuscita a stanziare 2 miliardi per i Lep che riguardano asili nido, assistenti sociali e trasporto degli studenti disabili".


È realistico pensare che la riforma si concluda nel 2023, come pronostica il ministro Calderoli?
"Mi sembra complicato. L’iter è farraginoso ci sono tanti passaggi, perché questo testo è frutto di una mediazione al ribasso, per conciliare la fretta della Lega, la contrarietà di FdI e la freddezza di Forza Italia".


Il ministro Schillaci già sembra frenare: sostiene che il suo dicastero, sulla sanità, deve continuare ad avere un ruolo. Il governo è spaccato?
"Osservo tante voci critiche e tanti silenzi. Molti deputati di maggioranza, in via riservata, manifestano dubbi".


C’è il clima giusto per le riforme, in questa legislatura? Meloni spinge anche sul presidenzialismo.
"Se il modo di procedere è questo, direi di no. Le riforme fatte a colpi di maggioranza hanno sempre fatto una brutta fine, da quella del 2005 al referendum del 2016. Gli strappi, l’approccio divisivo, non pagano".


Proporrete un referendum anche contro l’autonomia?
"Se ci sono le condizioni, immagino proprio di sì. Intanto presenteremo un ddl costituzionale per chiedere di escludere dal novero delle materie devolvibili la scuola, l’energia, i trasporti, la politica estera e il commercio con l’estero".


Ci sarà un altro faccia a faccia a Palazzo Chigi fra Meloni e Calenda?
"Vedremo. Al momento non vedo le ragioni per tornare, non ci sono segnali di dialogo".

Renzi ha già profetizzato: il governo cade nel 2024. Condivide?
"Non ho capacità divinatorie, quindi preferisco non fare previsioni. Certo fino all’altro ieri avrei definito questo esecutivo un governo di temporeggiatori, che in parte ha riprodotto le politiche di Draghi e in parte ha rinviato i problemi".


E ora?
"Dopo l’autonomia e la gestione del caso Cospito direi che è un governo prigioniero dei suoi estremismi".


Il caso Cospito è diventato il caso Donzelli-Delmastro…

“Hanno sbagliato completamente l’approccio. Se davvero c’è il rischio di una saldatura tra gli anarchici e i boss mafiosi contro il 41 bis, un governo serio chiama a raccolta tutti. Non crea scontri frontali che avvantaggiano i nemici dello Stato, per attaccare gli avversari politici".
 

(Intervista a cura di Lorenzo De Cicco, disponibile qui)