Siamo l’alternativa per chi crede nelle soluzioni e non nella propaganda
L'intervista al Corriere della Sera di Mara Carfagna
Mara Carfagna, presidente di Azione, la vittoria di Elly Schlein potrebbe portare a una polarizzazione degli schieramenti. Ma della nuova segretaria che ne pensa? «Penso che la sua vittoria contribuisca a chiarire il quadro politico: ora c’è una destra, una sinistra e un centro, il nostro, che si rafforzerà con la nascita di un partito unitario. Da donna sono contenta di ogni affermazione di leadership femminile: lo sguardo delle donne può cambiare in meglio le priorità della politica e anche il carattere del discorso pubblico italiano, a volte al limite del bullismo».
Il primo atto di Schlein è stata la partecipazione alla manifestazione a Firenze, con Conte: un problema o un chiarimento del quadro?
«Un chiarimento. Ma anche l’avvio di una competizione a sinistra».
Anche voi avete fatto battaglie comuni con Pd e M5S. Sarà ancora possibile?
«Se prevale la visione sui tatticismi delle alleanze, penso di sì e spero che oltre le battaglie “contro” si trovi sintonia nelle battaglie “per”. Per il rifinanziamento della sanità e della scuola pubblica. Per il salario minimo. Per nuove regole che costruiscano flussi legali di immigrazione e rispondano alla domanda delle imprese. Certo, sulla patrimoniale, sul no ai rigassificatori o ai termovalorizzatori, sull’ambiguità sul sostegno all’Ucraina o sul rilancio del rischio fascismo è difficile trovare un punto di intesa».
Ma c’è ancora spazio per una forza terza come la vostra? E basta fondere le due componenti?
«Siamo in attesa delle valutazioni di Italia Viva sul “cronoprogramma” proposto da Azione. Il protagonismo della destra e della sinistra richiede velocità, oltre che intelligenza, altrimenti la nostra voce suonerà debole».
Mirate ad attrarre i delusi da destra e da sinistra?
«Porte aperte a tutti, ma il progetto è rivolto innanzitutto agli elettori, a chi chiede alla politica soluzioni e non slogan o propaganda».
Cosa pensa della politica del governo? C’è chi divide l’operato della Meloni da quello dei suoi ministri.
«La destra ha preso voti proponendo un racconto che adesso deve superare in nome della realpolitik. Meloni lo ha ben chiaro, qualcun altro ancora no. E poi c’è chi agisce con cinismo, sperando di poter recuperare consenso continuando a fare “la faccia feroce” come ai vecchi tempi…».
Dopo le Europee, bisognerà costruire una alternativa e schierarsi. Da che parte?
«Io sono entrata in Azione con la convinzione che all’Italia servisse un Terzo Polo equidistante tra destra e sinistra e capace di costruire un’alternativa alla propaganda tossica degli opposti estremismi. Abbiamo davanti cinque anni per costruire il nostro progetto a livello nazionale. Sui territori, distingueremo caso per caso, nome per nome, programma per programma».
Ma prima o poi dovrete scegliere da che parte stare.
«Penso che sarebbe davvero stupido faticare per costruire un Terzo polo per poi proporsi come ruota di scorta di destra o sinistra. In due mesi di campagna elettorale siamo passati dallo zero all’8 per cento, il nostro obbiettivo deve essere raddoppiare, triplicare quella cifra puntando su una proposta riformista e pragmatica, fatta di soluzioni per l’Italia e non di slogan. Le alleanze, se e quando saranno necessarie, dovranno essere discusse da posizioni di forza».
È tempo anche per il Terzo polo di avere una leader donna? Lei si sentirebbe pronta?
«Ho sempre puntato ai risultati, non al ruolo. E credo di aver prodotto risultati, dalla legge sullo stalking ai Lep per gli asili nido, dalle enormi risorse Pnrr per il Sud alle norme contro i matrimoni forzati, anche senza ruoli dirigenti di partito, anzi talvolta in conflitto con il partito in cui stavo».
Sia sincera, si è mai pentita di aver lasciato FI?
«No, guardo alla FI di oggi con amarezza e penso che non ha più nulla di quello che fino a qualche anno fa ha fatto sognare milioni di italiani».
(Intervista a cura di Paola Di Caro disponibile qui)