Il Pd accetta i veti dei populisti

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15/03/2024

L’intervista di Carlo Calenda al Corriere della Sera

Carlo Calenda, si aspettava che in Basilicata si andasse al «campo stretto»?
«Non così presto, ma che prima o poi dovesse succedere era evidente. Penso che da molto tempo è in atto un tentativo da parte di Giuseppe Conte di comandare nel campo cosiddetto progressista. Mercoledì ne abbiamo avuto la prova. Io avevo sentito Elly Schlein in mattinata per capire qual era un candidato che loro potessero sostenere, lei mi ha detto che non aveva nomi e che ovviamente lo avrebbe condiviso prima. E poi ci hanno fatto trovare non solo un nome, ma anche una coalizione già fatta che recepiva un veto di Conte su Azione. Ne prendiamo atto».

A questo punto che farete in Basilicata? Appoggerete il candidato del centrodestra Vito Bardi?
«Verificherò qual è la cosa più giusta da fare per Azione con Marcello Pittella, che è stato governatore della Basilicata, una regione in cui abbiamo preso il 12 per cento. Anche lui è rimasto attonito per le modalità e il Pd lucano è completamente spaccato. Questa di Domenico Lacerenza è una candidatura improbabile, di una persona che non ha mai fatto politica o amministrato e che ha subito dichiarato che per lui non è importante vincere. Mi sembra un quadro da dilettanti allo sbaraglio».

Che intende dire?
«Non si è mai visto nella storia che un partito come il Pd accetti veti da uno che vale la metà del Pd, non sa scegliere tra Biden e Trump, vuole la resa dell’Ucraina. Il Pd fa finta di niente, pensando di addomesticare il populista, ma è il populista che sta addomesticando loro».

Quali potranno essere le ricadute della vicenda lucana nel campo delle opposizioni?
«Guardi qui il punto è molto più ampio. Ieri da molti territori i responsabili di Azione mi hanno scritto che il M5S ha dato mandato di mettere veti su tutte le coalizioni con Pd che comprendono Azione. Nel mentre Elly Schlein rimane in silenzio. Come sempre accade nelle elezioni locali partiamo da un confronto con la principale forza di opposizione. Prendiamo la decisione su chi appoggiare sulla base di una valutazione di competenza del candidato. Punto. Ma se la linea del Partito democratico è quella di lasciare a Conte le decisioni su ogni coalizione, questo per Azione è inaccettabile. Tutto nasce con il Conte 2 e con il racconto del “grande punto di riferimento dei progressisti”. Quello che aveva fatto i decreti sicurezza e che il Pd chiamava “burattino di Salvini”. Da lì in poi i Cinque Stelle sono rinati e oggi tocca al Partito democratico inseguirli...».

Quindi che cosa farete in concreto dopo quello che è successo? Come reagirete?
«Noi siamo nati per rompere questo bipolarismo e sollevare questo Paese dall’eterno conflitto ideologico che lo sta disintegrando, quindi come votiamo i provvedimenti del governo quando li riteniamo giusti, continueremo a fare altrettanto con le proposte del Pd che ci convincono. Ma l’azione politica coordinata dell’opposizione non ci potrà più essere se è Conte a dirigerla anche per il Partito democratico. Andando avanti così vedrete che presto il Pd si allineerà a Conte anche sul supporto all’Ucraina. È scritto. E le faccio un’altra facile previsione...».

Prego, faccia la sua previsione.
«Alle prossime elezioni politiche il centrosinistra candiderà alla presidenza del Consiglio Conte, perché questa, per lui, è l’unica condizione per accettare di fare un’alleanza. Quelli del Pd stanno andando a finire così. E tutto ciò, mi spiace dirlo, sta avvenendo nel silenzio dei riformisti del Pd. Alla fine come si sono fatti andare bene il Conte 2 si faranno andare bene Conte leader».

Calenda, ma adesso lei non si trova in difficoltà? Alle elezioni regionali in Sardegna era con Soru, in Abruzzo con Partito democratico e Movimento 5 Stelle, prevedibilmente in Basilicata andrà con Bardi...
«Premesso che come le ho detto sarò in Basilicata per discuterne già nelle prossime ore, il fatto di valutare la competenza prima dell’ideologia è ciò che abbiamo promesso agli elettori quando è nata Azione. Noi facciamo sempre un ragionamento di merito. Non appoggiamo candidati populisti o parafascisti, guardiamo alla competenza delle persone e rifiutiamo la logica dello scontro ideologico che porta un italiano su due a non andare al voto. Certo, come le ho già detto, prima veniva l’interlocuzione con le altre opposizioni. Ora sta al Pd farsi sentire. Ritiri un candidato destinato a una disfatta e apra un confronto serio e di merito, rifiutando i veti di Conte. Ne verrà del bene anche a loro».

(Intervista a cura di M. T. Meli disponibile qui)