In Abruzzo con D’Amico

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29/02/2024

L’intervista di Carlo Calenda al Corriere della Sera

Carlo Calenda, ora lei vuole fare alleanze larghe per le Regionali. Ha cambiato idea su Conte?
«Ma quando mai. Penso che Conte sia un populista, che sia stato un pessimo presidente del Consiglio e non condivido le sue idee, dal Superbonus ai termovalorizzatori, per non parlare della politica estera. Non ho mai detto che faremo parte di nessun campo largo. Non abbiamo fatto il governo con i Cinque Stelle quando non c’era la vicenda ucraina, figuriamoci adesso. Le frasi che ha detto Conte l’altro ieri in tv sull’Ucraina sono immorali. Io sono appena tornato da lì. Al fronte c’è un milione di persone che difende la propria libertà, e quello che dovrebbe fare Conte invece di dire cazz... — e scriva proprio cazz... per favore — sull’abbigliamento di Zelensky, è alzare la pochette e farsi trenta ore di viaggio per andare in Ucraina perché sta parlando di una vicenda di cui non sa letteralmente nulla».

Però farebbe un’alleanza anche con Conte.
«Ma lo abbiamo già fatto. In Abruzzo c’è un candidato civico di grande qualità, un rettore che ha rilanciato l’università di Teramo e risanato l’azienda dei trasporti. Dovrei non sostenerlo perché lo sostengono i Cinque Stelle? Quello che ho dichiarato è che non continueremo a sostenere candidati terzi. Dopo sei elezioni regionali c’è una lezione che va imparata: il sistema elettorale a un turno unico non consente una candidatura terza. Sosteniamo D’Amico in Abruzzo esattamente come facciamo con Occhiuto, in Calabria, che è un bravo governatore liberale, moderato, europeista. Questo è il criterio su cui decidiamo e decideremo: competenza, onestà e valori democratici. Basta candidature di testimonianza».

Conte dice che voi non sostenete D’Amico.
«Ha detto l’ennesima fesseria. Azione è lì con la propria lista così come Italia viva. E che Renzi e Conte facciano a gara a smentire ciò che è evidente è ridicolo. Non si possono raccontare balle agli elettori. Se c’è un candidato bravo e indipendente lo si sostiene, e questo vale con una coalizione di centrosinistra come di centrodestra».

Tiene aperti due forni?
«C’è un forno unico da aprire in Italia ed è quello della competenza e delle capacità. Le alleanze vanno fatte sulla base delle qualità di una persona e di un programma, ed è ovvio che la premessa è la condivisione di valori di fondo con il candidato. Mi spiego: io non potrei mai sostenere un fascista, un imbecille o un populista».

Col senno di poi, avrebbe sostenuto Todde?
«Todde, con cui mi complimento per la vittoria, ha una linea politica che è quella dei Cinque Stelle e di Conte ed è contraria alle infrastrutture energetiche e materiali, cosa di cui la Sardegna ha immenso bisogno. Faccio un esempio: senza una nave gasiera il polo dell’alluminio sardo chiude, ma siccome il M5S è contro non verrà fatto. Per me questo è dirimente. E a questo proposito vorrei fare un appello al Pd».

Il Pd sta festeggiando..
«Cosa, la vittoria di Conte? Gli hanno regalato una passerella. Se avessero accolto la richiesta di Soru per primarie di coalizione avremmo avuto una vittoria più ampia e un candidato più vicino a loro. Se il Pd continua a farsi dettare le condizioni dal M5S, Conte se lo mangerà. Se viceversa avrà la forza di trovare candidati riformisti e seri noi ci saremo».

La Sardegna è una sconfitta di Meloni?

«Da quel voto emerge la ragione per cui rischia di farsi male: la scelta di persone inadeguate per motivi di appartenenza missina o di Atreju. Per questo ha una squadra di governo paralizzata. O Meloni evolve e capisce che deve scegliere sulla base della competenza e non della fedeltà — e che non può fare il discorso che ha fatto a Cagliari, in cui dileggia mezzo Paese, perché è la premier — o si farà male. L’arroganza, che ha punito premier più capaci di lei, la farà finire sugli scogli, portandosi, ahimè, il Paese appresso».

(Intervista a cura di M.T.Meli disponibile qui)