“Giorgia non lo lasci in panchina, con lui Italia più credibile in UE”

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18/04/2024

Di seguito l'intervista di Mariastella Gelmini a "Il Messaggero"

Mariastella Gelmini, vice segretario e portavoce di Azione, scommettete ancora sull’Agenda Draghi?
«Assolutamente sì. A partire dalla messa a terra delle risorse del Pnrr, investimenti e riforme, che in una parola significano credibilità».
L’ex premier è sceso in campo?
«Chi lo conosce sa che non è un leader che si auto-candida. La sua è una scossa per un’Ue che sia all’altezza delle sfide e dei pericoli che ha davanti, la guerra in Ucraina, la necessità di una Difesa europea, lo shock energetico e le migrazioni. Un’Ue che non si riduca a una concorrenza al ribasso fra singoli Stati».
E invece quella di oggi com’è?
«Credo che l’Europa non debba ridursi a veti incrociati o a una piccola competizione tra Stati. Per rafforzarsi e competere con Stati Uniti e Cina deve stare al passo con i tempi e alzare l’asticella dell’ambizione politica».
Anche Mattarella ha usato parole dure sull’Unione.
«Il suo appello è complementare a quello di Draghi. Per una difesa comune che lavori insieme alla Nato, un sistema di accoglienza davvero rigoroso e solidale. Soprattutto un’Europa unita, quella che sintetizzava Luigi Einaudi nel dilemma ancora attuale dell’Ue che è restare uniti o scomparire».
Giorgia Meloni dovrebbe candidare Draghi a presidente della Commissione?
«A Meloni dico di sostenere l’Italia fino in fondo, di fare l’interesse italiano ed europeo. Il sovranismo è ormai tramontato, si è trasformato in un europeismo pragmatico, tiepido. La premier sa benissimo che in un momento critico come questo non si può lasciare Draghi in panchina, rinunciare alla sua azione in Europa».
Renzi ha promesso che ci penserà lui…
«Confido che saremo in tanti a sostenere la sua candidatura, chiunque abbia a cuore gli interessi italiani in Europa vorrebbe vedere Draghi capo della Commissione o del Consiglio europeo»
Tre cose che cambiereste in Europa?
«La difesa comune. Dopo il fallimento della Comunità europea di difesa abbiamo perso decenni, ora i conflitti in Est Europa e Medio Oriente ci costringono a rilanciare quel progetto».
Poi?
«La riforma della governance. Il futuro dell’Europa deve essere in mano a politici eletti, non ai burocrati che parlano e complicano».
Parole sovraniste. Non trova?
«No, parole di un’italiana che ama l’Europa ma non in modo acritico. Bisogna superare subito il sistema dell’unanimità al Consiglio europeo, che si traduce in un diritto di veto per i sovranisti come Orban e intralcia l’allargamento dell’Ue».
Scommettete sulla transizione green?
«Certo, chiunque neghi il cambiamento climatico è in cattiva fede. Ma deve essere una transizione pragmatica: sostenibilità e competitività, insieme. Per questo ci siamo opposti alla direttiva europea sulle case green».
Sì al nucleare?
«L’Europa lo ha riconosciuto: il nucleare è una tecnologia green. Se vi rinunciamo, abbandoniamo ogni chance di azzerare le emissioni».
Qual è l’obiettivo minimo per queste Europee?
«Abbiamo costruito la lista “Siamo Europei” senza l’ansia del quorum. Puntiamo su competenza e qualità dei candidati. I nomi presentati ieri lo dimostrano, dal generale Camporini a un grande esperto di politiche energetiche come Zollino».
I litigi con Renzi e Italia Viva lasceranno un segno?
«È una storia nota, abbiamo fatto una scelta di coerenza, Azione è ripartita e dopo le Europee ci ritroveremo nel gruppo di Renew Europe»
Abbandonerete la giunta di Emiliano in Puglia.
«Abbiamo mantenuto una linea chiara. Siamo garantisti: i processi si fanno in tribunale, non sui giornali. Ma nessuno può mettere in dubbio il rigore di Carlo Calenda quando si parla di legalità».

(a cura di Francesco Bechis)