Commissariare la Regione Sicilia, ora!

Lo Stato si occupi dei siciliani.

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Da pochi giorni è morta a Trapani una donna, a cui la sanità regionale ha consegnato il referto di un esame istologico otto mesi dopo l’intervento chirurgico, quando nel frattempo il tumore si era diffuso e non si poteva più intervenire.

Questa tragedia non può essere archiviata come un semplice caso di malasanità – nella sola provincia trapanese 3300 esami istologici sono stati dimenticati nei cassetti per mesi – e rappresenta la prova più emblematica del collasso della sanità siciliana e, più in generale, della cronica incapacità dell’amministrazione regionale di garantire ai cittadini il diritto di accesso ai servizi pubblici essenziali.

La Sicilia vive da anni un declino che tocca ogni aspetto della vita civile: ospedali in disfacimento, liste d’attesa interminabili, trasporti locali fatiscenti, interi comuni senz’acqua potabile regolare, sistemi di raccolta dei rifiuti inefficienti, infrastrutture pericolose e burocrazie paralizzate, se non per un’opera di sistematica lottizzazione partitica di tutti i ruoli di maggiore responsabilità dirigenziale nel sistema pubblico e para-pubblico.

Negli ultimi vent’anni la differenza tra il tasso regionale di mortalità evitabile e quello nazionale è triplicato. In Sicilia meno di una persona su due in età da lavoro è occupata, il tasso di occupazione è di oltre quindici punti inferiore alla media italiana e la percentuale di giovani che né studiano, né lavorano è la più alta d’Italia. La Sicilia è la regione con più chilometri di ferrovie a binario unico e la minore copertura fognaria d’Italia e, con la Calabria, è all’ultimo posto nella fornitura regolare di acqua potabile (le tre province con maggiori disservizi in Italia sono tutte siciliane) e per raccolta differenziata dei rifiuti. L’intera rete stradale e autostradale siciliana è in condizioni di degrado, quando non di abbandono, tra cantieri infiniti, disservizi ricorrenti (corsie uniche e alternate e interruzioni della circolazione) e ritardi nelle attività di manutenzione e negli adeguamenti di sicurezza.

L’articolo 120 della Costituzione stabilisce che lo Stato ha il dovere di intervenire, esercitando poteri sostitutivi nei confronti delle Regioni, quando si renda necessario fronteggiare “un grave pericolo per l’incolumità e la sicurezza pubblica” o per assicurare “la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali”.

Ciò significa che lo Stato può – e deve – assumere temporaneamente le competenze regionali, sia amministrative che legislative, quando l’inerzia o l’incapacità locale impediscono il rispetto dei diritti fondamentali. La stessa Corte Costituzionale ha ribadito che tali poteri valgono anche per le Regioni a statuto speciale, le quali non sono affatto esentate dall’obbligo di garantire standard minimi di pari dignità, eguaglianza, e di giustizia sociale.

Noi riteniamo che la situazione in cui versa oggi la Sicilia non solo autorizzi, ma imponga l’intervento sostitutivo dello Stato, a partire dal settore sanitario ed estendendosi a tutti i servizi pubblici fondamentali. Quando una Regione non assicura più ai propri cittadini i livelli essenziali di assistenza e il diritto alla salute, l’inadempienza non è più politica, ma costituzionale.

Chiediamo dunque al Governo della Repubblica di esercitare con urgenza i poteri sostitutivi previsti dagli articoli 120 e 126 della Costituzione, fino a valutare, nelle situazioni più gravi, lo scioglimento del Consiglio regionale e la rimozione del Presidente della Regione per gravi violazioni di legge e per il venir meno dei principi fondamentali della Repubblica.

Lasciare che questa situazione prosegua non significa, in realtà, rispettare l’autonomia della Regione siciliana, ma abbandonare milioni di cittadini a un destino di ingiustizia e disuguaglianza.

Rifiutiamo l’idea che i siciliani debbano essere considerati cittadini di serie B, “figli di un dio minore”, condannati a pagare con la vita e con la dignità le inefficienze, la corruzione e il disinteresse della classe politica locale.

Per questo chiediamo al Governo, al Parlamento e a tutte le istituzioni repubblicane di agire subito, nell’interesse dell’unità nazionale e della tutela dei diritti costituzionali di ogni cittadino e chiediamo giustizia, dignità e uguaglianza per la Sicilia e per l’Italia intera.

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