CSM, abolire tutti gli incarichi fuori ruolo

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01/06/2020

Il commento di Andrea Mazziotti.

In questi giorni in molti hanno provato a chiamare in causa il Presidente della Repubblica, con toni abbastanza scomposti, chiedendogli di sciogliere il Consiglio superiore della magistratura. Sergio Mattarella ha giustamente chiarito con una nota che lo scioglimento non rientra nei suoi poteri.

Piuttosto che lo scioglimento dell'intero CSM, Azione chiede un gesto di serietà da parte di coloro che sono coinvolti nello scandalo. Nessuno mette in dubbio la presunzione di non colpevolezza (anche perché non risulta che sia stato contestato alcun reato), ma è necessario tutelare il prestigio e l’onorabilità dell’istituzione, allontanando qualsiasi sospetto di condizionamenti esterni. 

La palla, in ogni caso, dopo l'intervento di Mattarella, è passata alle forze politiche, ma è alto il rischio che non ne esca nulla di davvero utile. Bonafede, PD e M5S, infatti, si stanno concentrando soprattutto sulla riforma della legge per l'elezione del CSM, ignorando il vero tema, che è il rapporto tra politica e magistratura.

In realtà, per ridurre patti segreti, cordate e mercanteggiamenti - visto che eliminarli è chiaramente impossibile - sarebbe molto più importante modificare aspetti meno tecnici e più "ambientali".  

Palamara ieri sera in televisione ha cercato di sminuire il ruolo della politica, sostenendo che non incide sulle carriere dei magistrati. E anche il ministro Bonafede parla sempre di problemi interni alla magistratura, senza fare riferimenti ai rapporti tra giudici e forze politiche.

La realtà è diversa. Le indagini su Palamara stanno facendo emergere in modo evidente l'intricata rete di rapporti che infetta la politica giudiziaria, favorita dalla costante presenza a Roma di un numero eccessivo di magistrati fuori ruolo, che non si spostano nella capitale per svolgere la loro funzione, ma spesso per coltivare, presso ministeri e altri enti pubblici, relazioni politiche e istituzionali. 

 

 

Ciò avviene perché in molti magistrati è forte (e fondata) la convinzione che per fare carriera un buon rapporto con la politica sia indispensabile. D'altra parte, la politica è molto interessata a promuovere questo tipo di commistioni, per acquisire potere ed eventualmente "crediti" nei confronti di singoli magistrati e delle loro correnti di appartenenza.

Su questo intreccio politica-magistratura occorre intervenire in modo netto, e per questo Azione propone di eliminare del tutto gli incarichi fuori ruolo, facendo salvi solo i casi davvero eccezionali. L'esclusione degli incarichi fuori ruolo andrebbe estesa anche alle strutture del CSM. Per la verità, con la legge 74/1990 (c.d. legge Smuraglia), si era tentato di recidere almeno in parte la "romanizzazione" della politica giudiziaria, prevedendo che, con l'eccezione del segretario e del vice segretario generale, il personale della segreteria e dell'ufficio studi del CSM dovesse essere scelto per concorso pubblico, al di fuori della magistratura. Il CSM, dopo qualche anno, ha però ritenuto questa norma "implicitamente abrogata", ed è tornato alla vecchia abitudine di avere solo magistrati nei suoi uffici. 

Azione insisterà per riformare gli uffici del CSM in questo senso, ma è difficile che PD e M5S siano disponibili: sono troppo poco coraggiosi per scegliere una via invisa a una parte dei magistrati, che vedono la presenza presso il CSM di personale esterno come un attentato alla loro autonomia. Va anche detto che i partiti di maggioranza sono probabilmente interessati a non eliminare del tutto le interlocuzioni politica-magistratura che li hanno visti "protagonisti" molto attivi negli ultimi decenni, con l'aiuto anche di parte della stampa. 

Tornando al sistema elettorale, pur non essendo risolutivo, non è sicuramente irrilevante. Il problema è che, a quanto pare, la soluzione proposta da PD-M5S sarà un doppio turno con ballottaggio. Già si leggono proclami secondo i quali con le nuove regole sarà disinnescata la logica correntizia. Ma è il solito falso slogan. Non si capisce, infatti, in cosa il doppio turno sia migliore del sistema attuale: basterà, come sempre un accordo tra correnti (al primo turno e magari, se va male, al ballottaggio) e saremo punto e da capo. 

Del resto, qualsiasi sistema organizzato che preveda un'elezione a base allargata è per definizione "politico" e nei sistemi politico-elettorali le aggregazioni di interessi esistono per forza. Sistema elettorale depoliticizzato è un ossimoro e per questo nessuna legge elettorale può risolvere magicamente il problema delle correnti e degli accordi elettorali.

Esistono comunque sistemi migliori di quello proposto PD e M5S. In particolare, in passato, CSM aveva valutato positivamente un altro sistema, il cd. voto singolo trasferibile (proporzionale con possibilità di votare anche candidati di liste diverse), proprio in chiave anti-correnti (per chi volesse approfondire, v. punto 2.9 della relativa risoluzione). Qualcuno all'epoca contestò questo sistema elettorale, definendolo "troppo complesso" e la proposta venne abbandonata. Ma se a votare sono dei magistrati, è lecito aspettarsi che siano in grado di capire un sistema elettorale un pochino più complicato. In caso contrario, ci sarebbe di che preoccuparsi...

lnfine, tema dei temi, occorrerebbe mettere finalmente mano alla separazione delle carriere, duplicando - con riforma costituzionale - lo stesso CSM, per assicurare il mantenimento dell’autonomia dei PM. È probabile che il tema delle correnti tornerebbe (magari sdoppiato), ma un cambiamento così epocale aiuterebbe, quanto meno, a disarticolare per un certo periodo le cordate e i gruppi di potere formatisi fino ad oggi. 

Ma qui meglio non farsi illusioni. Bonafede oggi ha detto di essere contrario perché la separazione "di fatto esiste già" e perché "rifiuta l’idea di qualcuno che faccia l’accusatore di professione"…

No comment.