Una politica seria parla la lingua della responsabilità anche dall’opposizione

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20/01/2023

L'intervista della Presidente Mara Carfagna ad Huffington Post


"Sì al premierato, ma la presidenza della Repubblica non si tocca. Il Capo dello Stato è garante dell'unità nazionale e, in un Paese in cui la conflittualità tra le forze politiche è molto forte, ha un ruolo fondamentale. Pensiamo a cosa sarebbe successo se in questi ultimi dieci anni non avessimo avuto una figura autorevole, terza come quella del presidente della Repubblica: nel momento di massima ascesa del grillismo, probabilmente ci saremmo trovati al Quirinale Beppe Grillo". Mara Carfagna parla ad HuffPost poche ore dopo l'incontro del Terzo polo con la ministra Elisabetta Casellati. Deputata, presidente di Azione, partito al quale è approdata l'estate scorsa dopo anni di militanza in Forza Italia, ministra per il Sud durante il governo Draghi, esprime una posizione molto netta sul progetto di autonomia differenziata del ministro leghista Roberto Calderoli e racconta che futuro immagina per il Terzo polo. Parla della formazione politica alla quale appartiene come di una forza che "vuole proporsi come forza di governo, anche dall'opposizione".

Elezione diretta del presidente della Repubblica no, un presidente del Consiglio più forte sì: perché un premier eletto direttamente dal popolo è necessario?

La nostra è una posizione chiara, evidenziata già nel programma elettorale, e coerente con quella che da sempre è la linea dei moderati italiani. Ringraziamo, intanto, il ministro Casellati per la sua disponibilità al confronto. Noi crediamo che l'elezione diretta del presidente del Consiglio possa essere utile a rafforzare la figura del premier, ma non siamo d'accordo su quello che è il progetto principale di Fratelli d'Italia: il presidente della Repubblica deve essere una figura di garanzia, non divisiva. E spero su questo anche Forza Italia esprima con coerenza la sua opinione. Non dimentico, infatti, che la riforma costituzionale del 2005, respinta poi con il referendum del 2006, prevedeva il premierato. Spero che anche Fi lo ricordi e si faccia sentire.

Un'altra riforma in campo è quella dell'autonomia differenziata. Lei già si è espressa in maniera molto chiara contro il progetto di Calderoli. Il suo è un no all'autonomia regionale in generale o solo alla riforma che sta delineando in questi mesi il ministro leghista?

Non sono contraria, a prescindere, all'autonomia. Sono favorevole, ma solo se rispetta il dettato costituzionale. E la Costituzione prevede la facoltà delle regioni di chiedere la gestione diretta di alcune materie e l’obbligo di finanziare i livelli essenziali di prestazione (Lep) e di istituire un fondo di perequazione per i territori con minore capacità fiscale. Ecco, io credo che la bozza di Calderoli non rispetti la Costituzione e sia da respingere. Perché porterebbe al caos e consegnerebbe ai nostri figli un'Italia divisa, soprattutto in settori fondamentali come l'istruzione, la sanità, i trasporti. Insomma, i cittadini sarebbero trattati in maniera diversa in base al luogo in cui nascono, in spregio all'articolo 3 della Costituzione, che sancisce il principio di eguaglianza. Più che dare seguito all'autonomia, per come disegnata da Calderoli, un centrodestra serio dovrebbe fare altro.

Cosa, ad esempio?

Dovrebbe pensare a cambiare la maldestra riforma del titolo V, voluta dal centrosinistra e passata con pochi voti di scarto. Vorrei ricordare che i partiti di centrodestra, Lega compresa, chiesero di votare no a quella modifica della Costituzione. Ci sono materie, come il rapporti con l'Ue, il commercio con l'estero, la sanità, l'istruzione, i trasporti, l'energia, che dovrebbero rimanere di competenza statale, contrariamente a quanto ha previsto la riforma voluta dal centrosinistra. Un centrodestra serio interverrebbe su questo. O, almeno, farebbe questa riflessione. Noi di Azione presenteremo una proposta di riforma costituzionale che vada in questo senso. Perché è impensabile la cedibilità alle regioni di determinate materie. E per fortuna che il nuovo titolo V non è stato del tutto attuato, altrimenti non so cosa sarebbe potuto succedere durante la pandemia, sulla sanità, o in questo periodo di guerra in Ucraina e relative sanzioni alla Russia, con i rapporti commerciali con l'estero curati dalle sole Regioni.

Calderoli continua a dare garanzie sui Lep. Non bastano?

I Lep vanno definiti, certo, ma anche finanziati. E per definirli esiste già la commissione tecnica fabbisogni standard del Mef. La bozza di Calderoli, invece, butta la palla in tribuna: è stata creata una cabina di regia per definire i livelli essenziali delle prestazioni, senza alcuno stanziamento. Il governo Draghi, ad esempio, aveva investito 2 miliardi di euro per garantire che in tutto il Paese fosse assicurato, nell’arco di cinque anni, lo stesso livello di prestazioni su asili nido, trasporto scolastico degli studenti con disabilità e assistenza sociale. Di questi fondi, più di un miliardo verrà investito per fare in modo che tutti i comuni siano in grado di assicurare l'accesso all'asilo nido di 33 bambini su cento. Perché, vede, al Nord l'offerta c'è, al Sud e nelle aree interne spesso no. Ecco, per questo dico: servono i fondi, le segreterie e le cabine di regia su questo tema servono a poco. E, in ogni caso, credo che si debba rimettere mano al dossier. Pena: l'inefficienza della macchina statale. E questo credo che lo sappia anche la premier.

La premier, Giorgia Meloni, lascia intravedere una certa freddezza quando si parla di autonomia, ma non ha fermato il progetto.

Io mi chiedo come possa citare Garibaldi - "qui o si fa l'Italia o si muore" -, esaltare l'unità d'Italia e poi appoggiare un progetto che ci riporta al tempo dei ducati. E che penalizza una parte del Paese.

La Lega pare non voglia sentire ragioni. Perché questa accelerazione?

Perché è una bandiera elettorale. Perché la Lega è passata dal 34% delle Europee all'8% delle Politiche. Ora, siccome rischia di essere surclassata da Fratelli d'Italia anche al Nord, sventola la bandiera dell'autonomia. Ma, ecco, al momento la Lega rappresenta 2,5 milioni di persone, su trenta milioni di votanti e su circa 46 milioni di elettori. Avallare la riforma di un partito che a Sud quasi non esiste e che a Nord è in forte difficoltà è un azzardo anche per Fratelli d'Italia. Perché l'autonomia differenziata, così come è stata scritta, porterebbe a uno strappo dell'unità nazionale. E sarebbe un problema anche per gli elettori del partito della premier.

Abbiamo superato da poco i 100 giorni dalle elezioni, ci avviciniamo ai 100 giorni di governo. Che giudizio dà dell'operato dell'esecutivo?

Ancora è presto per dare un giudizio, ma posso dire che il tratto prevalente è l'incertezza, l'insicurezza. I provvedimenti bandiera sono stati prima annunciati, poi modificati o ritirati. E penso alla norma sul Pos, al decreto rave, alla benzina, all'ambiguità sul Mes, alla posizione sulle trivelle, all'immigrazione. Hanno fatto una campagna elettorale permanente su quest'ultimo tema, durante le elezioni. Poi, la montagna delle promesse ha partorito il topolino del decreto Ong. A ciò si aggiunge anche un elemento di poca trasparenza. La stessa che invocavano quando erano all'opposizione.

Mancata trasparenza su cosa?

Sul Pnrr: sono mesi che si parla di una trattativa con l'Ue per modificarne alcune parti, ma nessuno sa su cosa stiano trattando. Manca la trasparenza, dicevo, manca il coinvolgimento del Parlamento. E manca il coraggio di ammettere che alcune promesse elettorali non sono realizzabili.

Italia Viva e Azione si sono dette disponibili a fare un'opposizione costruttiva. Su quali temi crede si possa collaborare con il governo?

Noi dialogheremo sui dossier che riguardano la carne viva del paese, partendo dal presupposto che una politica seria parla la stessa lingua sia quando è al governo sia quando è all'opposizione. Faremo delle proposte e verificheremo se si possono realizzare.

A partire da quali materie?

Dall'energia, ad esempio. Avevamo proposto di investire 15 miliardi di euro per superare il meccanismo del credito di imposta e mettere un tetto alle bollette: oltre una certa cifra avrebbe dovuto pagare lo Stato, non il cittadino. Proposta, questa, che non è stata accettata.

Sulla giustizia la visione del Terzo polo coincide con quella del ministro Nordio. Condivide la sua battaglia sulle intercettazioni?

Credo, intanto, che siano uno strumento d'indagine fondamentale. Detto ciò, abbiamo sempre espresso una posizione chiara sugli abusi. Credo che sia inaccettabile che stralci di conversazione irrilevanti ai fini delle indagini, e magari riguardanti persone non indagate, vengano pubblicate sui giornali. Noi condividiamo la linea del ministro Nordio, ma lo aspettiamo alla prova dei fatti.

Veniamo al Terzo polo. Nel weekend è stata lanciata la costituente per il partito unico. Che, come ha spiegato Carlo Calenda, non sarà solo una fusione tra Italia Viva e Azione. Chi sono i vostri interlocutori?

Noi vogliamo dare vita a un grande partito della nazione, capace di fare alleanze e di avere una classe dirigente competente, sulla base della qualità delle proposte delle persone e non dell'ideologia. Credo che ci siano milioni di italiani liberali, riformisti, moderati che sono stanchi dell'estremismo dei due poli. E di un finto bipolarismo che non li rappresenta più. Che si sentono a disagio in coalizioni che sono diventate gabbie ideologiche. Noi parliamo a loro. Con competenza e serietà.

Faceva riferimento alle alleanze: porte aperte o chiuse al Pd?

Come si è potuto vedere dalle nostre scelte per le regionali, le nostre alleanze non si basano sull'ideologia. In Lombardia sosteniamo Letizia Moratti, in Lazio il candidato dem Alessio D'Amato. Abbiamo puntato su persone con storie politiche diverse, ma che riteniamo le migliori per governare quei territori. Quello che ci interessa è la visione del Paese. Quanto al Pd, se prevarrà l'anima riformista, il dialogo sarà più facile. Se, invece, prevarrà l'anima populista, giustizialista, che guarda ai 5 stelle, sarà molto più complicato. Ma guardiamo anche a quella parte moderata e liberale di Forza Italia che si sente ogni giorno sempre più a disagio nell’alleanza con Lega e Fratelli d'Italia.

(Intervista di Federica Olivo, disponibile qui)