Saremo la vera sorpresa delle prossime elezioni politiche

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13/08/2022

L'intervista di Matteo Richetti. 

Come va? Eh, una bella fatica…

Quasi a dire “chi ce lo ha fatto fare?” onorevole Matteo Richetti, presidente di Azione?

No, questo no. È dal giorno successivo allo scioglimento delle Camere che sostenevamo la necessità di correre alle elezioni con tutti i partiti che hanno sostenuto il governo Draghi, tra cui anche Matteo Renzi. E invece il Pd ha scelto Fratoianni che ha votato contro la Nato e Bonelli dei Verdi che è contro i rigassificatori… Noi restiamo tra quelli che si sono presi coerentemente la responsabilità di dare all’agenda Draghi un futuro, nel senso delineato dal premier nel suo ultimo discorso al Senato.

Eppure lei, così narrano i retroscena, ha discusso con Calenda prima perché non voleva il patto con il Pd, poi perché pensava fosse sbagliato romperlo. È così?

Con Carlo le discussioni sono quotidiane, e anche di grande intensità… Al Pd avevamo chiesto di scegliere, anziché di cercare di tenere insieme i cattolici e chi è per il Ddl Zan, i giustizialisti e i garantisti, la Bonino che è atlantista e Fratoianni che non lo è. E così via. Ma il Pd pensa che il consenso nel Paese si costruisca con l’ambiguità. E adesso ci riprovano, tenendo insieme Cottarelli e la Castelli.

E li avete mollati…

Ci chiedevano di essere un tassello di questo puzzle, ma credo che la destra si possa battere con la credibilità e non con le ammucchiate.

E allora perché i dubbi?

La scelta di Carlo, comprensibile come dato di coerenza, ci imponeva un prezzo per la nostra linearità. Carlo ha fatto bene ma a quel punto serviva una campagna elettorale che non disperdesse le nostre proposte.

E ci siete riusciti?

Guardi, quando il giovedì o il venerdì prima delle elezioni ci sarà il confronto a quattro, tra Meloni, Letta, Calenda e Conte, noi saremo gli unici ad essere stati con Draghi dall’inizio alla fine

Il nome di Draghi sposta così tanto?

Il discorso non è evocare l’icona Draghi, ma quello che funziona è spiegare che mentre Pd da una parte e Berlusconi dall’altra si accorgono solo in campagna elettorale di professori e pensionati, il governo Draghi sta alzando i salari. E mentre tutti parlano dell’inflazione che galoppa il governo sta intervenendo sul cuneo fiscale per ridare potere d’acquisto alle famiglie. Faremo una campagna elettorale basata sulle risposte e non sulla propaganda.

Esempi?

Bè, il Pd ha avuto tutto il tempo, quando governava con il M5S di parlare di Ius Scholae e lo fa quando era in maggioranza con la Lega. E Salvini che critica il Reddito di cittadinanza dimentica che venne inserito proprio durante il loro governo giallo-verde.

E la Meloni?

Quando parla di subordinare le norme europee a quelle italiane, sa cosa significa questo ad esempio per l’export italiano? Penso ad esempio alle mie parti, le famose ceramiche dell’Emilia-Romagna…

Ogni partito pensa di vincere le elezioni, ma qual è il vostro obiettivo realistico?

Nelle elezioni è superare la doppia cifra. E se facciamo questo, erodendo consensi soprattutto al centrodestra, al Senato non ci sarà una maggioranza e sarà necessario metterci d’accordo tra forze politiche.

E nel medio/lungo periodo?

La definizione di Terzo polo o centrismo non mi affascina. L’obiettivo è creare un progetto liberal democratico che in Italia non ha mai avuto un percorso duraturo.

Lei è stato portavoce del Pd, Carfagna e Gelmini sono state ministre ed esponenti di punta di Forza Italia. Come farete a stare insieme?

Ma guardi che loro hanno sempre avuto un approccio alla politica che consentiva il dialogo. Della Gelmini ho anche contestato la riforma della scuola, ma ho imparato ad apprezzarne la preparazione e la competenza. E Carfagna ha dimostrato grandi capacità di governo, portando maggiori risorse al Sud. Poi ritrovo anche Elena Bonetti, un’amica.

Ritroverà anche Renzi, con cui siete stati politicamente molto vicini, poi divisi dai litigi. Come definirebbe il suo rapporto con lui?

Originale… Comunque, nonostante alcune frizioni politiche fortissime non siamo mai scesi sulla sfera personale. Fossi stato in lui avrei lavorato di più per cambiare il Pd, che poi lo ha rigettato come un corpo estraneo.

Cos’è, lo spirito del rottamatore che torna fuori?

La rottamazione è la voglia di cambiamento profondo. E non riguarda solo le persone, ma logiche o pratiche sbagliate.

Richetti, dove si candiderà?

Ho dato la mia disponibilità per l’Emilia: a Modena, tra le nostre piastrelle.

A proposito: Azione alla Sassuolo, la squadra della sua città, come possibile sorpresa?

Una volta si sarebbe detto il Chievo, ma si l’idea è quella…

 

L'intervista su Il Messaggero